Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

ALEXIS MARSHALL, House Of Lull . House Of When

Alexis Marshall è il cantante dei Daughters. I Daughters sono stati protagonisti del 2018 e del 2019 grazie a You Won’t Get What You Want. Marshall è stato molto sotto i riflettori, perché è un performer da cui è difficile levare lo sguardo.

“House of Lull . House of When” (scritto così, House of Lull spazio punto spazio House of When) è il suo primo disco solista. Lo pubblicano quelli di Sargent House, che sono i più scaltri di tutti. Pochi gli strumenti utilizzati: Jonathan Syverson dei Daughters suona un numero apparentemente ridotto di tamburi, Evan Patterson (Young Widows e altre mille cose) interviene di rado con la chitarra, che qui è una sorgente di rumore, non la guida dei pezzi, Kristin Hayter (Lingua Ignota) da qualche parte compare con voce, piano e synth, Marshall scrive i testi e ne dà un’interpretazione alla primo Nick Cave, poi suona percussioni e dulcimer, infine, come si sente in modo chiaro, molti sono gli oggetti non identificati coi quali creare – attraverso il rumore – l’atmosfera tesa e digrignante di questa “casa”. Questo è un album magro, ossuto e nervoso come il suo autore, parente (non “discendente di” o “a livello di”) in qualche modo di Birthday Party ed Einstürzende Neubauten, dei primissimi Swans, di Scott Walker. Sta lontano dalla forma canzone, sembra più uno spettacolo teatrale con Marshall isolato sul palco e una colonna sonora disturbante ad accompagnare la sua paranoia, le sue insoddisfazioni e il suo discorso interiore. Se devo immaginare qualcosa di simile, penso a Clean Hands Go Foul dei Khanate, con Alan Dubin magnetico alla voce e gli altri a incrinare vetri e crepare muri coi loro strumenti. “Hounds In The Abyss” è il primo pezzo che Sargent House ha messo in giro, e probabilmente è quello più riuscito oltre che quello più strutturato, dunque meno ostico per l’ascoltatore casuale: movimenti circolari di batteria come fosse un rito, distorsioni di non so quale strumento a creare lo sfondo, un attore consumato che si rivolge a qualcuno (o qualcosa, le metafore sono le benvenute) che perseguita lui e i suoi cari. Per queste stesse caratteristiche, il secondo pezzo a essere diffuso è stato “Open Mouth”, angosciante come pochi. Il resto è ancora di più randagio, forse più adatto a chi ascolta Mark Solotroff e i suoi Bloodyminded che a chi segue i Daughters.

Secondo me questo disco può lasciare il segno. Fra qualche anno ci ribecchiamo e vediamo com’è andata.