ALEXANDER TUCKER, Third Mouth
Fa piacere constatare che un artista poliedrico come Alexander finora non abbia sbagliato un colpo, perseverando in un discorso evolutivo tipico dal punto di vista delle tappe, ma che ci ha mostrato un musicista che non si affida al mestiere dopo pochi dischi. Con lo scorso Dorwitch, ad esempio, il tentativo di incastrare la propria natura sonora in contesti più “dritti” e definiti non aveva intaccato la qualità globale del lavoro. Con Third Mouth, invece, è il turno dell’essenzialità, legata poi a un uso più intensivo di inserti elettronici. Ad accompagnare Tucker niente più backing band, ma solo Daniel O’Sullivan a viola, basso, synth, percussioni e organo, con le comparsate di Frances Morgan alla voce in tre pezzi e di Karl Brummer al sax in “Amon Hen”, dissonante free folk. Il tono mantrico rimane invariato (“Mullioned View” e la title-track, ad esempio), ma acquista una delicatezza elettro-acustica sinora mai sentita. “A Dried Seahorse” è pacificata malinconia, un inizio placido che lascia spazio alle forme psych/folk dai contorni smussati di “The Glass Axe”, da Ben Chasny in vena di leggerezza. Con “Window Sill” e “Sitting In A Bardo Pond” si transita in zona Nick Drake (!), mentre “Andromeon” è la classica sortita orientaleggiante, solida ma un po’ scontata. “Rh” s’infiltra nell’universo delle derive kraut/avant, a suggellare un disco di poco inferiore ai precedenti, però ancora sintomo di creatività ribollente e vivida.
Tracklist
01. A Dried Seahorse
02. The Glass Axe
03. Mullioned View
04. Window Sill
05. Andromeon
06. Amon Hen
07. Third Mouth
08. Sitting In A Bardo Pond
09. Rh