ALCEST, Kodama
Shelter era stato un disco particolare per gli Alcest, che si erano tolti la soddisfazione di lavorare con musicisti che ammiravano, focalizzandosi solo sullo shoegaze e lasciando a casa quel po’ di black metal che ancora si portava appresso. Shelter era un album ben riuscito, positivo, al di là di tutti i ragionamenti che ci si potevano fare intorno (il gruppo lo aveva fatto per vendere di più? O in realtà avrebbe venduto di più se fosse rimasto identico a se stesso, senza scossoni?). Kodama non è Shelter 2: questi che ascoltiamo, più o meno, sono gli Alcest di sempre, persone che comunque hanno inventato un proprio sound prima che le shoegaze allagasse tutta la scena metal, quindi, siccome a nessuno o quasi passava per la testa di dire ai Motörhead di non suonare come i Motörhead, così non possiamo vietare a Neige di essere se stesso, anche se ovviamente siamo liberi di stancarci di lui.
Kodama è composto sostanzialmente da cavalcate epiche/emotive e malinconiche al tempo stesso, con spezzoni sognanti ed eterei: non è black metal, non è shoegaze, post-rock o post-punk, è Neige e la sua storia. Forse non è una fotocopia degli Alcest pre-Shelter, ma non è nemmeno così diverso dal corso principale della band da entusiasmare e sorprendere. Vedremo se i fan continueranno a far visita ai francesi nel limbo che si sono creati o se preferiranno tenersi i dischi fondamentali e guardare avanti.