ALBERTO NOVELLO (Jestern) e FLAVIO ZANUTTINI, Le Retour Des Oiseaux
Per quanto ci siano webzine che in realtà ce l’hanno fatta e ce la fanno (e proprio con il “classico” di cui ci occuperemo oggi), noi non dovremmo seguire certe cose. Questo sito, tendenzialmente, può dare buone dritte su generi popolari precisi che i suoi redattori, semplici appassionati, hanno visto nascere e crescere: il thrash, l’hardcore, il death… Sembra insomma un po’ assurdo scrivere – fortuna che non mettiamo voti – di un disco che prende le mosse da Messiaen ed è realizzato da un dottore in fisica nucleare (Alberto Novello), accompagnato dal suo laptop e da un flicorno, suonato dal friulano Flavio Zanuttini… È vero però che in Rete si trova ingiustamente poco materiale su quest’album, ci è stato pur sempre chiesto di parlarne e che il mondo dei field recordings, del digitale e dell’improvvisazione incrocia più volte la sua traiettoria con la nostra. Sarebbe anzitutto bello discutere del perché questo accada, nel frattempo prendete il testo qui presente come un gradino per guardare oltre un muro e forse incuriosirvi con quel poco che riesce a farvi vedere, si spera da un punto d’osservazione vantaggioso. Captatio benevolentiae? Io lo chiamo entrare disarmati.
A Novello interessa il Messiaen “ornitologo”, che trascrive e trasforma in musica “umana” (piano, flauto…) il canto del merlo e poi quello di un’infinità d’altri volatili. All’epoca (anni Cinquanta del Novecento) era difficile rendere la velocità e i cambi di tempo folli caratteristici dei live gratuiti di questi animali-artisti (sempre in tour come Peter Brötzmann), oggi abbiamo appunto i field recordings e una tecnologia che ci permette di disegnare con precisione millimetrica linee ultra-spezzate, oltre che di generare sequenze random, ed è forse per questo che la quarta, sorprendente traccia di Retour Des Oiseaux sembra presa da un album di Squarepusher. È chiara l’attualità di Messiaen per un sound artist (sound scientist?) come Novello, vista la ricerca che oggi e negli anni scorsi c’è stata sui ritmi, sulla strumentazione e sui timbri: non sorprendono dunque nemmeno l’ottimo ambient scuro e puntuto dell’ultimo pezzo (nel quale la fusione con lo strumento a fiato è ottimale), né gli aspetti inquietanti/atmosferici di altri frangenti del disco, considerato che nel nostro inconscio collettivo abbiamo Hitchcock (e potrei tirar fuori il King de “La Metà Oscura”).
Sono sicuro che se ci avessero chiesto di occuparci di Cross-Pollination di Chris Watson (pur sempre un ex Cabaret Voltaire) e Marcus Davidson, un lavoro imperniato sul suono delle api pubblicato anni fa dalla Touch, lo avremmo fatto immediatamente, ecco perché ho voluto investire il mio tempo con Retour Des Oiseaux e – affiancandolo a un gigante come Watson – suggerire un possibile termine di paragone e dare un pizzicotto al potenziale pubblico interessato.
P.S.: a ottobre trovate qui Alberto e Flavio.