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ALBERTO N.A. TURRA – THE TAAN TRIO, Live At Easy Nuts Lab

ALBERTO N.A. TURRA – THE TAAN TRIO, Live At Easy Nuts Lab

Ritroviamo tre pezzi del suo buon disco in solo in questo nuovo lavoro in trio del chitarrista Alberto N.A. Turra, nello specifico un live con William Nicastro al basso e Stefano Grasso alla batteria. Profumi vagamente klezmer, un groove costante, inesorabile, sottile, un blues profondo e lieve; non è semplice stare dentro al recinto della formula del classico trio elettrico senza suonare calligrafici e/o didascalici. La missione riesce in tutti i pezzi (sono nove le tracce, sette autografe e due cover) perché la differenza qui la fa il fuoco, semplicemente. Quello sacro che muove le sei mani e le tre teste coinvolte in questo disco, denso di scintille, di panorami, di attese. La differenza la fanno il tocco, la sensibilità, la grande capacità di calibrare perfettamente le dinamiche. Non tutti i pezzi sono indimenticabili all’orecchio di chi scrive, ma sono sicuro che a un concerto mi divertirei parecchio e muoverei la testa in segno di approvazione. La chitarra di Turra graffia e accarezza, ha sulle spalle decenni di storia ma sa guardare avanti e parlare un linguaggio personale, la sezione ritmica viaggia come un treno, tutto funziona esattamente come deve. Fughe nei Balcani, marcette ironiche, funk come filosofia prima che pratica, ombre di downtown (Turra bazzica New York): un disco che potrebbe trovare serenamente posto nel catalogo della Tzadik di John Zorn. Che decolla letteralmente con la perfetta resa di “Wights Waits For Weights” di Steve Coleman (da Motherland Pulse, 1985), un incastro impeccabile, sempre sul punto di crollare e che invece resta sempre in piedi, un acrobata sospeso a duemila metri da terra, guardando il mondo farsi piccolo e mancino. Funk algebrico, jazz (im)perfetto, sudato, fragile, atomico, monumentale. Pienamente convincente anche il quasi soul minimassimalista di “Black Madonna”, riproposto in punta di dita per una buona metà dei suoi quasi nove minuti di durata, mentre “If You Want Me To Stay” di Sly & The Family Stone mi era piaciuto di più nella versione del disco precedente. Eseguito molto bene, certo, ma non mi arriva. “Cellule”, anch’esso già ascoltato nel disco in solo, al contrario centra il bersaglio cardiaco (questo la musica deve fare): come potrebbe suonare certo post-rock se (cert)i musicisti post-rock sapessero suonare e avessero le orecchie e la testa più aperta. Turra comunque si conferma una figura interessante, dovremo continuare a tenerlo d’occhio.

Tracklist

01. Darvish
02. Trevor
03. Toni Boselli
04. Balcano
05. Andrea Rainoldi
06. Wights Waits For Weights
07. Black Madonna
08. If You Want Me To Stay
09. Cellule