AL LOVER, Cosmic Joke
Chi è appassionato di psichedelia americana ed europea negli ultimi dodici anni avrà di sicuro sentito parlare di Al Lover, dj sornione e sempre cappello-munito che ha seguito l’evolversi delle varie scene degli anni Dieci, dallo psych-punk di Los Angeles alle vibrazioni Sixties di Austin, passando per la post-psichedelia londinese e le anime kraut/lisergiche del Nord Europa, collaborando con Osees, Night Beats, Goat, Anton Newcombe, White Fence (…) e remixando loro brani, poi presenziando ai più importanti festival statunitensi come Levitation e Desert Daze. Nel frattempo ha anche accumulato una discreta discografia, che riunisce remix e beat-tape, ma che propone anche musica inedita, come nel caso di Cosmic Joke. Copertina terrificante a parte, a cosa si va incontro? Nel migliore dei casi, si può dire che la musica di Lover suona come – lo suggeriscono le liner notes – il trip-hop di DJ Krush, DJ Shadow e Lee Scratch Perry mescolato con Brian Eno, Kluster e Kraftwerk. La sperimentazione sui beat dei primi, una volta coniugata all’atmosfera sospesa ed enigmatica dei secondi, può dare risultati godibili (“Deep Time/Complex System”, “Infinite Impermanence”, “Order From Chaos”, “Stereoscopic View”), ma in certi casi rischia solo di confondere e annoiare (“Parallel Pathways”, “Cosmic Joke”, “Ultimate Reality”). E poi sono davvero troppi tredici brani in cui il mood passa dall’impalpabile all’etereo senza cambiamenti.
Al Lover è buono come sottofondo per le vostre serate in casa con gli amici, condite da birre e canne, ma se volete emozioni più forti consiglio di girare al largo.