AL DOUM AND THE FARYDS, Spirit Rejoin
In un momento storico in cui arte e letteratura tendono più che mai alla rappresentazione di futuri distopici, la musica di Al Doum And The Faryds continua a veleggiare verso l’utopia, dipingendo scenari di fratellanza e amore universale, una specie di paradiso post-hippy incontaminato e droghereccio: raccontata così, la proposta fa quasi tenerezza nel suo essere ostinatamente fuori tempo massimo, ma basta far atterrare la puntina del giradischi sul vinile per trovarsi coinvolti in un’autentica gioiosa deflagrazione sonora.
Spirit Rejoin, pur muovendosi nel solco già tracciato dai precedenti lavori, quello di una psichedelia a tinte esotiche, non rinuncia a sconfinare in territori lambiti dal gruppo finora in modo solo marginale. La matrice jazz è stavolta ampiamente percepibile nelle intenzioni della formazione milanese, modellata sugli afrocentrismi di Sun Ra e Pharoah Sanders o impregnata di uno spiritualismo che si rifà alle eleganti volute di Alice Coltrane: essa va ad affiancarsi e spesso a sovrapporsi a trame space rock che richiamano alla mente alcune cose uscite per Rocket Recordings (su tutti gli svedesi Goat). A rubare da subito l’orecchio sono le poliritmie, le ritmiche spigolose, il basso vellutato e accattivante, il wah wah che getta continuamente benzina sul fuoco, quei cori che marcano l’acme dei pezzi e appaiono come un tributo estatico alla Madre Terra: la ricchezza strumentale che da sempre contraddistingue il suono della band qui risulta ulteriormente incrementata da un incalzante Fender Rhodes e dall’utilizzo massiccio di fiati, sax alto e flauti.
Spirit Rejoin è pubblicato da Black Sweat Records e dalla svizzera Les Disques Bongo Joe: non ne potete più del clima d’odio diffuso, di questo incessante tutti contro tutti che avvelena il vivere quotidiano? Lasciatevi conquistare dallo spirito gaudioso di Al Doum and The Faryds, diventate parte del loro rituale di purificazione e fate di questa estate la vostra personale Summer of Love.