AGATUS, The Eternalist
La Grecia è sempre stata un terreno assai fertile per l’heavy metal e le sue diramazioni, in special modo per il black e il doom. Una terra magica, con una cultura millenaria, fatta di riti e leggende. Un paradiso, insomma. Con questo spirito mi approccio alla nuova fatica degli Agatus, che non sono certo dei novellini, visto che si sono formati nel 1991 e hanno alle spalle una manciata di full length, ep e demo. Il gruppo del leader The Dark questa volta, pur rimanendo fedele alle proprie radici, vira decisamente verso un sound molto heavy metal (figlio della New Wave Of British Heavy Metal), impreziosito da un certo gusto per l’hard rock di matrice anni Settanta, inserito in un’atmosfera doom tenebrosa e nebbiosa. Mi ricordano in alcuni momenti mostri sacri come Death SS, Paul Chain e Mortuary Drape. La voce di The Dark è affascinante e oscura, tutta giocata su timbriche calde e armoniose, anche se non disdegna qualche puntatina in territori più estremi, quando i brani si fanno più duri e veloci. Musicalmente ci troviamo di fronte a un caleidoscopio di suoni di matrice doom/metal/rock, in cui gli Agatus (ah, sono un duo) creano un qualcosa di algido e preciso, che vi avvolgerà in una spirale fredda come il bacio della morte. Il drumming di Vorskaath è marziale e conturbante, nel senso che conferisce quel tocco di sontuoso stile a questo pugno di canzoni, rendendole eccitanti e davvero coinvolgenti. Come ho scritto più sopra, il black metal sopravvive nelle atmosfere che il gruppo ha saputo creare.
Un graditissimo ritorno per una cult band che va decisamente riscoperta.