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ADRIANO ZANNI, Songs To The Sirens

Abbiamo parlato molte volte di Adriano Zanni (Ravenna), dei temi che affronta, di come abbina suono e fotografia, del suo assoluto valore. Durante il lockdown ha sentito nostalgia del “suo” mare, che – come sappiamo – non è esattamente la stessa che prova un turista tedesco quando torna a casa dopo la vacanza a Lignano.

Abbiamo sabbia, cielo, acqua, reti, tronchi… dentro scatti in bianco e nero malinconici e stilosissimi, l’omaggio a This Mortal Coil – dunque a Tim Buckley – nel titolo, citazione di Monica Vitti e “Deserto Rosso” nel booklet e nel disco, presentazione di Mirco Salvadori di Rockerilla (autentico devoto a Zanni e ad altri field recordist italiani), il consueto supporto di Stefano Gentile, che all’intreccio ambient/arti visive ha dedicato una collana di Silentes, più il mastering di Giuseppe Verticchio, una sicurezza (seguite i link, sono persone la cui attività documentiamo da anni). Insomma, tutto con i riferimenti giusti e tutto su standard elevati come ce lo immaginiamo, anche se forse ce lo siamo già immaginato troppo: accanto a sciabordii e voci di bambini troviamo bordoni astratti purissimi e – come scriverebbe il mio amico Nazim – intatti: un sogno continuo, un luogo trasfigurato dai sentimenti di un uomo. Non so dire se siano frutto di operazioni digitali o analogiche, ma sono la cosa più bella di questo disco, che tiene in piedi ogni traccia e la salva. Una riflessione: per quanto in questo caso fosse inevitabile e legittimo, registrare ancora il mare (Enrico Coniglio sta a due ore di macchina da Adriano, non serve pensare a Jana Winderen o a Eric Holm) è un po’ come partire da Tony Iommi per un riff di chitarra, con l’aggravante che Tony Iommi è di gran lunga superiore al mare.