ADRIANO ZANNI, Markers
L’ossessione di Adriano Zanni per la sua terra, l’incessante necessità di raccontarla attraverso il suono e la fotografia sono dati di fatto noti a chiunque ne abbia seguito – anche solo parzialmente – la produzione artistica. La riviera romagnola, i paesaggi metafisici raccontati dal cinema di Antonioni e gli alberi solitari scovati nei contesti più disparati sono solo alcuni dei soggetti catturati e rappresentano spesso il punto di partenza dei suoi itinerari elettroacustici. Si tratta di una fascinazione profonda ma non esclusiva – “Siamo quasi tenebra”, per esempio, raccoglieva suggestioni islandesi – che rivela una connessione intima ed inesauribile. Markers, il suo nuovo lavoro curato ancora una volta da Boring Machines, rappresenta un ampliamento formale ma anche sostanziale di questa incessante ricerca.
Innanzitutto ci troviamo di fronte ad una pubblicazione crossmediale: un libretto tascabile che raccoglie frammenti di pensiero, un numero limitato di foto e soprattutto un’ampia gamma di contenuti remoti accessibili attraverso i numerosi QR code presenti nelle sue pagine. Le parole si sommano quindi ai suoni e alle immagini statiche ed in movimento per costruire un racconto introspettivo che attraverso la sua struttura irregolare rivela l’inquietudine profonda di un animo alla deriva. A regnare nelle settanta tappe del diario è soprattutto il bianco dei fogli nudi, appena scalfito da brevi frasi prive di intento poetico, ma comunque capaci di incidere indelebilmente le sensazioni che a loro sono collegate. Questo bianco, insomma, è un vuoto che amplifica la portata delle parole come la pausa permette al suono di propagarsi nitido e potente. La fotografia che accompagna le annotazioni è allo stesso modo introversa, incline a mostrarsi cangiante sfuggendo alla consueta monocromia per cedere ad un’espressione più diretta e viscerale veicolata dal colore. Ciò che rimane riconoscibile è il suono, con il suo intreccio di field recordings materici e modulazioni sintetiche rarefatte capace di tramutare la realtà in flusso ipnagogico vagamente lisergico.
Condensando idee ed appunti raccolti tra il 2013 e il 2020, Markers ha il merito di ribadire il talento sonoro e fotografico di Zanni e di rivelare un’ulteriore componente anch’essa complementare alla costruzione di un immaginario fervido, innescato da un indissolubile mal di vivere. Un affascinante caos calmo da portare con sé ovunque.