ADRIANA CAMACHO and STEFAN CHRISTOFF, Años Y Minutos
Dopo il toccante Punk Equinox dello scorso anno (insieme a Lori Goldston) Stefan Christoff torna a un lavoro in duo, in questo caso insieme alla contrabbassista messicana Adriana Camacho. Durante una sua visita nella capitale messicana, infatti, ha colto l’occasione per un’assolata sessione in un soleggiato pomeriggio. L’unione di contrabbasso, campane e flauti (Adriana) e pianoforte (Stefan) crea una sensazione di docile straniamento e di attesa/studio. Prendiamo il secondo brano, “Los Amigos Son Eléctricos”: pare quasi di essere di fronte a due animali che stanno capendo se sferrare un attacco oppure muoversi circospetti. Tasto, corda, tasto… rintocchi acuti, lontano, vicino, la pienezza del contrabbasso e gli acuti del pianoforte a cercare un’armonia senza voler avanzare di un centimetro. I fraseggi circospetti dei due musicisti portano a immaginare di trovarsi ad affrontare un nuovo ambiente, un’area sconosciuta. I due giocoforza fanno affidamento alle proprie risorse e competenze pregresse: forse è l’enormità di Città del Messico a causare questa timidezza, che finisce per trovare un suo lirismo soffuso ed avvolgente. C’è qualcosa di grosso, quasi enorme nel suono di Adriana: non fossimo in Messico direi che i suoi toni bassi e fulminei mi ricordano la mole guizzante e potenzialmente assassina di un ippopotamo. Eresie, certo, ma poi scopro che negli ultimi anni diversi avvenimenti (ritrovamenti casuali a Las Chopas, un’esemplare sfuggito al padrone a Tlajomulco de Zuniga, l’idea di trasferire alcuni esemplari appartenuti a Pablo Escobar a Città del Messico) trasformano quest’eresia in una suggestione corroborata da questi suoni. Già, perché Adriana e Stefan si sono uniti e creano un vortice limaccioso e compatto, talvolta triste in modo preoccupante, basta pensare a una “En El Parque” e come trasmette smarrimento e solitudine. C’è spazio anche per stridii e strascichi di corde in una “Notas En La Sombra”, che sembra aprirsi a una drammaticità che si fa ferina in “Thinking Of The Sea”, con quelle che sembrano urla o sbuffi provenire dall’acqua. Sembra che qualcosa si sia incrinato e che abbia svelato una parte pericolosa di sé, all’interno di un incontro che non ha fatto vittime ma che si dimostra esperienza saziante e colma di sorprese, in un dialogo virtuoso fra due musicisti in comunicazione fra loro. Si parla di spiritual jazz e di ambient nella nota stampa: quel che ne esce è di sicuro materia viva, cangiante.