ADELA MEDE, Ne Lépj A Virágra
Composto e registrato a Bratislava, la città in cui l’artista slovacco-ungherese Adela Mede vive ed esercita la professione di insegnante di canto, Ne Lépj A Virágra (letteralmente, “non calpestare il fiore”) si pone come ideale crocevia sonoro tra Oriente e Occidente: testi trilingue, sintetizzatori, fisarmoniche e field recordings, (in)canti vocali in cui la sacralità del quotidiano ha il tenue profumo della magia panteistica, in una riuscita rappresentazione della speranza che vince la disperazione.
Dall’iniziale “Sing With Me”, un canto a cappella sviluppato a partire da una singola cellula melodica continuamente reiterata, alla più incisiva “Száz Fele Nézek”, arricchita dall’avvolgente bruma mistica di un’ispirata fisarmonica (che ritroviamo anche nelle cadenze gothic-folk di “Ne Lépgj Rá”), la voce di Adela è al centro di ogni composizione. Eterea e cristallina in alcuni casi, rovesciata e processata elettronicamente in altri, spesso accompagnata da suoni ambientali o da straniti loop lo-fi (nell’incursione dream-noise di “What The Heart Sees Not”, ad esempio) contribuisce a creare un’atmosfera di magico e fatato spaesamento, un attimo prima di ritrovare la via di casa.
Gli arrangiamenti, essenziali, talvolta quasi liminali, e un organico strumentale ridotto all’osso conferiscono all’opera un tono allo stesso tempo intimista e corale, rendendo superflua qualunque ulteriore sofisticazione orchestrale. Per quanto intriso di multiculturalità e adombrato da sognante malinconia boschiva, l’approccio compositivo di Adela rimane tuttavia ancora troppo legato agli stilemi della loop-music, quando con pochi, mirati stratagemmi ci si potrebbe avventurare in più emozionanti esplorazioni armonico-melodiche.
Il rifiuto di allinearsi alle più consuete tematiche esoterico-sepolcrali tipiche di molta della produzione indipendente mitteleuropea e l’approccio gentile delle sue composizioni (che non giungono mai a livelli di intensità viscerali) rendono Ne Lépj A Virágra un disco elegantemente discreto, commovente nel suo essere ricolmo di speranza, a pochi passi dalla guerra che infuria nel cuore dell’Europa.