ADAMENNON, Ades
Poco dopo essersi scontrato amichevolmente con Altaj nello split realizzato per Boring Machines, Adamennon si presenta di nuovo in solitaria con questo Ades, anch’esso dominato da una spessa cappa dark ambient e da atmosfere oniriche (meglio, da incubo), a marcare un ritorno alle sonorità cui ci aveva abituato prima della deviazione in territori horror-prog iniziata con Nero ed espressa in maniera compiuta con MMXII. Con Ades l’ascoltatore torna ad addentrarsi in quella foresta stregata e immersa nella bruma in cui dimostra ancora una volta di muoversi con estrema disinvoltura e sicurezza, con buona probabilità la casa d’adozione naturale e prediletta dal musicista. Ciò che convince anche in questo episodio della sua discografia è la capacità di cambiare il proprio tratto pur senza allontanarsi dall’atmosfera d’insieme, così da offrire un menù variegato ma non disorganico, in cui momenti più astratti/sperimentali si sposano con parti più concrete/immaginifiche. Proprio questa pulsione a variare la prospettiva da cui riprendere il panorama notturno e inquietante gli permette di catturare l’attenzione e condurre il gioco senza rischiare di perdere il proprio ospite lungo il tragitto, anche quando spinge l’acceleratore sul versante più rumoroso e lascia andare in libertà feedback e manipolazioni invasive. La stessa costruzione della tracklist rende organico e fluido il passaggio tra le tracce e lascia che le varie anime interagiscano tra loro senza soluzione di continuità, così da fare di questo nuovo disco un’ulteriore riprova di come l’autore sia riuscito a raggiungere un suo stile ben delineato e al sicuro da manierismi e patinature di sorta. Il fatto che anche la Shove Records abbia deciso di affacciarsi su sonorità solitamente poste al di fuori del suo raggio d’azione per ospitare Adamennon non fa che confermare la validità di questo progetto da sempre nel nostro radar.