ABYSMAL DAWN, Obsolescence
Chi segue gli Abysmal Dawn fin dal loro esordio con l’ottimo From Ashes (2008) rimarrà spiazzato da Obsolescence, quarto disco della loro carriera. Se infatti gli album precedenti avevano dimostrato come il gruppo di Los Angeles conoscesse profondamente il tradizionale death metal statunitense (con fedeltà assoluta alle sue radici), la nuova fatica in studio si pone invece come un vero spartiacque ed ha il chiaro obiettivo di raggiungere un bacino di utenza più ampio, anche sviluppando una maggiore fruibilità commerciale. La proiezione verso il futuro del genere è confermata in tal senso dalla presenza di tecnicismi solistici, che risaltano per contrasto sugli aspetti ritmici, e dall’inserimento di una componente melodica consistente all’interno della struttura delle singole canzoni, che rimangono comunque brutali e di sicuro impatto. L’oscurità soffocante convive pertanto con la perizia strumentale e col bilanciamento ponderato di armonie e partizioni intricate, il tutto valorizzato da una produzione nitida e da un approccio modernista. La classica “Human Obsolescence” rompe subito gli indugi con riff corposi e un registro vocale che propone un cantato gutturale piuttosto personale e non limitato a borborigmi incomprensibili. Va detto che l’intero album è permeato di una patina di maestosità quasi sinfonica e non lontana da certi gruppi estremi che alternano in egual misura death e black. Proprio quest’ultimo aspetto è la discriminante che caratterizza Obsolescence rispetto al precedente Leveling The Plane Of Existence, valido ma che restava ancorato troppo saldamente ai canoni del genere e non spiccava certo per soluzioni originali. Il gruppo rallenta più volte i riff e crea una sensazione di pesantezza opprimente, per poi accelerare con partiture thrash in brani come “Inanimate” e annichilire l’ascoltatore coi tempi dispari dell’articolata “One Percent Complete”. La (riuscita) cover dei Dissection “Blood Night” e la caotica “The Inevitable Return to Darkness” rappresentano le tracce più intense e di spessore dell’album, vivificate da alcuni assolo pregevoli da parte del chitarrista Charles Elliot e da iniezioni melodiche che fanno da contraltare a un cantato ferale e aggressivo.
Obsolescence è un platter di tutto rispetto, suonato con tecnica e perizia, tuttavia contiene al suo interno alcuni pezzi di maniera, difficilmente distinguibili l’uno dall’altro perché troppo standardizzati. A margine di questa doverosa precisazione, l’apertura melodica degli Abysmal Dawn fa presagire un’evoluzione della loro proposta verso aspetti più tecnici e meno brutali, cosa che farà storcere il naso a quanti avevano finora apprezzato i loro dischi meno cerebrali, basati su assalti sonori tout court. Album di transizione.