ABOVE THE TREE / CAPASE, Live Split
L’audio presente in questa cassetta è la testimonianza del live che si è svolto il 18 febbraio 2013 alla Corte Dei Miracoli a Taranto Vecchia. La bellissima edizione curata da Musica Per Organi Caldi si presenta in una bustina. Dentro troviamo, oltre alla cassetta bicolore (giallo/blu), un inlay che, se aperto, diventa un poster raffigurante quello che assomiglia a un artefatto in bronzo frammentato. Il contenuto del nastro è molto diverso da lato a lato. Above The Tree comincia con una psichedelia rarefatta, molto coerente col suo percorso più folk, che dunque s’intromette nei discorsi con il progetto assieme al Drum Ensemble Du Beat, anche se il viaggio in questo caso ha una destinazione diversa. Ci si trova spiazzati, isolati all’interno di un paesaggio desertico, caldo e ventoso, dal quale compaiono dei vagiti che non si capisce se siano di godimento o di richiesta d’aiuto, non hanno risposta e naufragano in mezzo alle dune. Degli arpeggi di chitarra meno confusi fanno crescere un suono ecologico in mezzo al caos, così da rinfrescare la musica e donarle un aspetto più vacanziero e paradisiaco. Eppure la voce non scompare, rimane come impigliata all’interno del suo viaggio senza scopo, interrotto da un macigno drone finale. Il denso applauso del pubblico evidenzia la necessità di un molteplice ascolto.
Tocca quindi ai Capase, band di Taranto intenta a ottenere una miscela noise rock, ma imbottita di sfaccettature. L’inizio è dettato da un organo alla Failing Lights, di quelli che fanno pensare stia per comparire Bela Lugosi. Un’entrata trionfale – ed emancipata dall’apparato elettronico che ne ha segnato le prime note – cambia all’improvviso in una struttura noise rock errante, che lascia in un loop di stupore l’ascoltatore. In modo dosato la chitarra abbandona qualche effetto e si fa più avida e compatta. Si risaltano le singole note e la leggerezza che donano alla composizione epilettica, tutto ciò fa salire l’adrenalina senza che ce ne si accorga. A tratti sembra di sentire il basso di Brian Gibson. Uno stridulo informe interrompe il pezzo, che riparte nella patologica frenesia presente fino ad ora, sempre più distorta. Altro incontro ravvicinato è quello con strane essenze che, come uccelli o rettili, si fanno sentire nel buio per svanire lentamente. Ciò che riaffiora è invece un ambiente più friabile quasi in rapporto con l’altra side della tape, come alla ricerca di un contatto in modo più prorompente e meno minimale.