AA.VV., Fonderie Jazzcore
Un ascolto come quello di Fonderie Jazzcore è un’esperienza che dovrebbe affrontare chiunque avesse anche solo delle vaghe curiosità sulla sperimentazione e sulla ricerca del particolare in musica.
Due raccolte (una composta esclusivamente da brani eseguiti e registrati dal vivo), tra l’altro del tutto gratuite, per compiere un viaggio estraniante, al limite dello schizofrenico, ben studiato per il piacere (o il supplizio) dell’ascoltatore. Il percorso prevede un inoltrarsi graduale e progressivo all’interno del cuore più sperimentale del progetto: si parte da pezzi come “Un Giovedì Di GEzzCor” dei R.U.N.I. o “Scimmmia” dei GueRRRa (concreti, dal taglio math, spigolosi ma sempre razionali), passando per incursioni estreme come “I’m Deutsch” dei Testadeporcu oppure per suggestioni più free jazz, come “Mefistofele” degli Anatrofobia. Tutto questo sfocia nell’ultima, intensissima e delirante sezione della raccolta, in cui l’improvvisazione incontra la psichedelia e l’estro senza freni di gruppi come Demeb, 7C, Carne e Bz Bz Ueu e ci mostra come sia possibile dare libero sfogo alla propria viscerale fantasia.
L’approccio a composizioni simili non è facile per chi è del tutto privo di rudimenti jazz o comunque non si è mai avvicinato a gruppi che possano avere interessi diversi dall’armonia e dal contrappunto tradizionale e dal rispetto della classica forma-canzone. Per entrare in Fonderia bisogna lasciare ogni speranza (di normalità) e ogni pregiudizio, aprire mente e orecchie in maniera tale che si possa iniziare a comprendere lo scopo che sta dietro al fantomatico “jazzcore”. Qui non c’è pura sperimentazione fine a se stessa, non di certo virtuosismo sterile, piuttosto espressività a tutti i costi e la curiosa tendenza al far convergere lo stile dei gruppi che popolano la raccolta, accomunati in questo caso da elementi propri dei linguaggi dei due generi cui il termine jazzcore fa riferimento. C’è sempre un richiamo più o meno colto, uno slancio d’improvvisazione, una bizzarria che stravolge un’illusione di equilibrio, l’intero ascolto è costantemente costruito, messo in discussione, distrutto e ricostruito di nuovo, un po’ per gioco e un po’ perché forse esprimersi in questo modo è .
Un’esperienza unica, un gran modo – ab abruptum quanto basta – per scoprire, conoscere meglio o semplicemente godersi dei validissimi gruppi che parlano in maniera strana e originale al proprio ascoltatore.
E poi c’è anche una canzone live degli Zu, come si fa a dire di no?