AA.VV., Flowers From The Ashes: Contemporary Italian Electronic Music
Flowers From The Ashes is the latest multi-artist project to bear the acclaimed Stroboscopic Artefacts imprimatur. There is a sensibility of decadence and corroded grandeur etched within its four album sides, reminding us that historically “decadent” times have nonetheless resulted in some of the boldest acts of individual and collective creativity. Like the ‘floral’ theme that has remained a consistent feature of S.A.’s graphic presentation, the music here equally presents fragility and intensity in a way that really drives home this visual metaphor for good, while still holding out the promise that similar creations will be seeded in the near future.
Though many of the artists involved have set of residence outside of their native Italy, all contribute here to make a captivating portrait of a shared spirit and cultural memory.
Siccome intitolare un disco “Contemporary Italian Electronic Music” è una decisione pesante, presa tra l’altro da un’etichetta molto rispettata e fondata da un italiano che abita fuori dal suo Paese come la quasi totalità dei coinvolti (è anche precisato), si parte in via del tutto eccezionale con la dichiarazione d’intenti originale, così non parafrasiamo troppo le intenzioni di chi l’ha assemblata. Vedremo poi se qualcuno riconoscerà spirito e memoria culturale condivisi, un filo conduttore tra i nomi in tracklist, escluso appunto quello della difficoltà a lavorare in Italia (magari il messaggio è proprio questo), anche perché i pezzi inseriti non sembrano riverberare alcuna nostalgia di casa o magari, al contrario, un rigetto delle proprie origini.
Molti di questi Flowers sono tra i più belli cresciuti vicino al Mediterraneo, e questo è tutto sommato ciò che conta: Andrea Belfi, batterista aumentato, è notturno e soffuso come non mai con “Spitting & Skytouching”, ennesimo passo giusto di uno che è da tempo sotto gli occhi di tutta la critica (noi possiamo solo aggiungere di averlo celebrato alla prima occasione possibile); nonostante la sua storia sia più breve, anche Caterina Barbieri è considerata a larga maggioranza un asso ed è oltretutto emersa avvicinandosi ai primi sintetizzatori in un periodo in cui ci provano tutti, ma non con la sua stessa bravura e le sue stesse idee chiare, basta sentire la pulizia di “Virgo Rebellion”, posta verso la fine di questa selezione; Lucy è ovviamente quotato (la sua traccia è buona) ma forse poteva starsene fuori per evidenti motivi, Chevel – anche lui in versione molto sognante – sta prendendo il volo, Neel (metà Voices From The Lake, attivissimo anche dietro le quinte dell’ambiente musicale) è ottimo e la sua “4G” fluttua chissà dove come i Boards Of Canada.
Un paio di scelte destano perplessità, ma è inevitabile. Magari sono io che non ce la posso proprio fare con Kastel, ma questo pigro “Errori” più che un pezzo è una confessione. Ritengo poi i Ninos Du Brasil molto sopravvalutati: apparsi pure a “Quelli che il calcio”, sono divertenti i primi cinque minuti, non i primi cinque anni. Silvia però è su Blackest Ever Black, mentre Vascellari & socio stanno su Hospital Productions, io invece no, quindi lascio anche in questo caso il giudizio a chi sentirà questa compilation.
Adesso può partire il giochino: chi manca secondo voi?