7 TRAINING DAYS, Wires

7 Training Days

Il quartetto comincia a mettere più a fuoco la sua proposta, una forma di pop-rock diremmo piuttosto ingentilita (senza cioè far troppo rumore), messa in pratica con attenzione per i particolari e suonata con passione (la forza di “Life”, la melodia che ti si appiccica addosso di “Pocket Venus”). La caparbietà sembra essere una delle più importanti caratteristiche dei 7 Training Days, pare di capire, lo si evince dopo ripetuti ascolti di questo Wires (personalmente ho apprezzato la deriva chitarristica e le reiterazioni quasi “post” di “I Will” e “Something More Clear”), ma lo avevo affermato in occasione dell’uscita dell’ep “Finale/Forward” che si muovevano già in quell’ambito (non a caso i due pezzi di quella release tornano nel disco in questione). Il distacco dalle uscite passate, però, qui si nota maggiormente, in sede di produzione ma soprattutto di scrittura (le dissonanze dell’interessante “The Greater Good” e la finale nenia di “Random Heart”), che sostiene le chitarre sempre più protagoniste (va aggiunto che nell’ultima parte assume toni più oscuri, e ne guadagna in efficacia stilistica secondo me). Probabilmente dirà qualcosa solo a chi segue sonorità care a REM, The National o Black Keys, ma il lavoro nel suo campo centra comunque il bersaglio.