1968, Fortuna Havana
1968 è decisamente un nome accattivante per una rock band, e se questa possiede anche passaporto britannico, le antenne iniziano a scandagliare l’ambiente circostante e le casse dello stereo in cerca di onde sonore che possano confermare le aspettative. In realtà credo che a questo quartetto di Manchester sarebbe calzato a pennello un nome leggermente diverso, più giovane di una decina d’anni , tipo 1978 ad esempio, o al massimo 1972. Eh si, perché a loro piace pestare alla grande con suoni belli pieni e riffoni che vengono giù a martello dalla scala blues. Un’influenza a caso? Black Sabbath! Non se l’aspettava nessuno ovviamente, ma proprio nessunissimo.
Gli ingredienti di questo Fortuna Havana, edito da Black Bow Records, sono quelli classici, ovviamente filtrati in chiave contemporanea e arricchiti con quello che potremmo definire il senno di poi, ossia influenze minori raccolte nei quasi cinquant’anni di rock duro che intercorrono tra il 1968 e oggi. Quattro pezzi all’insegna della saturazione valvolare, con qualche leggero velo di psichedelia, pubblicati prevalentemente per scaldare l’atmosfera in attesa dell’album d’esordio, già in lavorazione, e in uscita nel prossimo autunno. Nient’altro da aggiungere, quindi stand by.