15 ep elettronici del 2022 da recuperare
Si è chiuso ormai il periodo festivo e il nuovo anno si appresta a entrare nel vivo, concedeteci però un ultimo sguardo (o, sarebbe più appropriato, dire “un ultimo ascolto”) al 2022: infatti, nella lista che segue, trovate raccolti ben quindici ep pubblicati negli ultimi dodici mesi. Una carrellata di uscite brevi, in campo elettronico, assai meritevoli, ma passate in sordina e qui recuperate in rigoroso ordine cronologico: ce n’è per tutti i gusti.
JOHN BELTRAN, The Peninsula (npm-label, 24 gennaio)
Sono passati diciassette anni dal classicissimo Ten Days of Blue, assoluto capolavoro di una techno avvolgente e sensuale, matura e stratificata, ma l’americano John Beltran, allievo diretto della generazione pioniera del suono made in Detroit, ha continuato a sfornare ottimi dischi, confrontandosi con curiosità e autorevolezza con influenze sempre nuove e cone le possibilità diverse della musica elettronica. Lo dimostrano anche i due ep realizzati e pubblicati nel corso del 2022, il più movimentato Para Viajeros e l’intimo The Peninsula. Abbiamo scelto quest’ultimo perché il suo mix di muscolosità electro, morbidezze downtempo e romanticismi ambient, con questi ultimi a prevalere nell’elegia “Miss The Colors”, mostra una classe e una sensibilità davvero fuori dal comune.
OROBORO, Novoid (Gin&Platonic, 6 febbraio)
Il terzo ep del giovane Emanuele Rossi (Cesena) arriva a due anni dal precedente (e promettente) A Clockwork Existence: Novoid srotola frenesie noise e le già note atmosfere “hd”, impennate industrial e synth affilatissimi e spesso altrettanto emozionanti, ma dietro le ritmiche spigolose non è difficile intravedere la crescita costante di un producer sempre più conscio del proprio talento. Completa l’ep un rework firmato Kuthi Jin, vera eminenza grigia di tutto il panorama avant-bass italiano: insomma, una valida raccomandazione.
LOCAL SUICIDE & SKELESYS, No Evidence (Samo Records, 4 marzo)
Anno importante per il duo greco-tedesco Local Suicide: in maggio, infatti, Max Brudi e Lena Pascal hanno esordito sulla lunga distanza con il monolitico Eros Anikate, ma un paio di mesi prima era arrivato anche questo No Evidence, interessantissimo ep realizzato in collaborazione con Skelesys. I due brani originali e i tre remix (firmati, tra gli altri, da due pezzi da novanta come Intergalactic Gary e Anatolian Weapons) sfruttano l’ambientazione thriller-noir per gettare ponti tra techno, electro e synth-wave, in un tripudio di ritmi elevati, samples misteriosi, ritornelli marziali e bassi lascivi.
FURTHERSET, Auras (-OUS, 18 marzo)
Prosegue il sodalizio artistico tra l’etichetta svizzera -OUS e l’inafferrabile producer italiano Furtherset. Già enfant-prodige dell’elettronica di casa nostra, ha poi intrapreso un percorso creativo personale e originale che lo ha portato verso suoni sempre più sperimentali, ma non per questo troppo ostici. Anche il suo lavoro più recente, questo denso e coinvolgente Auras, prosegue sulle stesse coordinate: drone-music di matrice sintetica e dalle venature prevalentemente dark. Nelle tre lunghe tracce dell’ep ci si trova di fronte a una straordinaria insostenibile leggerezza (perdonateci la citazione abusata, qui però assolutamente appropriata), a un intenso desiderio di levità che si confronta però con le difficoltà e le asperità della realtà che viviamo.
ROI, Pasture (Fanzine Records, 6 maggio)
Mentre in patria il suo nome si fa sempre più noto, fuori dalla Spagna ancora in pochi si sono accorti di Roi. Eppure il produttore e label-manager galiziano è tra i più capaci architetti techno europei, sempre in bilico tra rispettoso omaggio al passato e notevoli visioni dal futuro. In Pasture sembra concentrarsi, rispetto al passato, su coordinate più vicine a quelle del clubbing, sfornando un lavoretto che trova il proprio culmine nel dittico centrale composto dallo strepitoso climax di “Corder” e dalle sfumature sci-fi di “Cauc”.
STELIOS VASSILOUDIS, Saudade (Apparel Tronic, 27 maggio)
Torniamo in Grecia per questo gioiellino di beat e breaks uscito per una delle numerose sotto-etichette della sempre attentissima e vivace Apparel. Se finora, in questa retrospettiva, ci siamo occupati soprattutto di techno e sonorità affini, questo Saudade ci permette di spostarci su un’elettronica più spezzata e insieme variegata. Con Saudade, Stelios Vassiloudis confeziona cinque tracce che sono perfetta colonna sonora per le calde notti estive di una metropoli mediterranea: urban psichedelico, trip-hop contaminato da spezie etniche, scampoli di una drum’n’bass raffinata e soulful per lasciarsi accompagnare in lunghe passeggiate indolenti.
DEENA ABDELWAHED & BASILE3, Free Radicals (InFiné, 10 giugno)
Dal clamoroso esordio del 2018 Deena Abdelwahed si è imposta tra le capofila di un’elettronica moderna, in grado di convogliare le istanze creative e l’urgenza espressiva delle moltitudini non europee, anglosassoni o americane. La sua visionaria techno neolitica e nord-africana incontra in questo ep, uscito per la fidata InFiné, la poetica “hd” del prolifico francese Basile3. Il risultato è un quarto d’ora abbondante di percussioni impazzite, dub etnico memore del miglior Badawi e atmosfere cyber-punk che trasformano l’angoscia post-capitalista in un baccanale global-bass.
ERIC MALTZ, Tappan Zee (autoprodotto, 14 giugno)
Noto soprattutto per le collaborazioni e la piccola etichetta che gestisce, Flower Myth con sede a New York, Eric Maltz ogni tanto si concede qualche uscita in solitaria ed è decisamente un bene. Lo dimostra anche questo Tappan Zee, riflessione in musica sulla fragilità della memoria e sulle relazioni tra generazioni. Ispirato dal passaggio della cometa Halley, nel 1986, a cui Eric assistette assieme al padre e al nonno proprio sul ponte sul fiume Hudson, da cui l’ep mutua il titolo, questo brevissimo lavoro scivola delicato e delizioso tra balearic-sound, gamelan elettronici ed echi da quarti mondi ormai dimenticati.
SOSO THARPA, Into The Flood (autoprodotto, 8 luglio)
Passiamo subito a un’altra autoproduzione: fa tutto da solo, infatti, il giovane soso tharpa (nome d’arte di Micheal Aniekwe) per il quarto ep di una discografia avviata nel 2020.
Into The Flood si compone di quattro tracce tanto eclettiche quanto solide, che, forse per la prima volta, sembrano consegnarci un artista pienamente ispirato. Dalla scheletrica idm dell’iniziale “Sky Piercing Knee”, passando tra memorie di un hip-hop astratto, global-bass gommosa e tendenze trap, si arriva alla minacciosa riottosità grime della conclusiva “Rivers Of Ceylon”, in un continuo sussultare per l’inventiva delle trovate e lo stile con cui sono realizzate.
JULIA GOVOR, Alone Together (Jujuka, 22 luglio)
Per la decima uscita della sua etichetta Jujuka, fondata nel 2020, la producer di natali russi (ma ormai americana d’elezione) sforna un ep che è un omaggio a tutti e tutte le colleghe con cui ha avuto il piacere di collaborare e che l’hanno ispirata. Così, tra ortodossia rave, bassi ipercinetici, reminiscenze minimal e geometrie apocalittiche, Alone Together conferma il talento nel manipolare sound eterogenei e sempre massicci di un’artista giovane, ma che ha già saputo imporsi, sia in studio sia dietro la consolle nelle notti più sudate.
HEALING FORCE PROJECT, Drifted Entities Vol. 1 (Beat Machine Records, 28 luglio)
Dopo Beltran, l’italiano Antonio Marini è probabilmente l’artista di questo elenco con il curriculum più ricco. Attivo da più di dieci anni, Healing Force Project è approdato quest’estate presso le confortevoli sponde dell’italiana Beat Machine e per l’occasione ha tirato fuori dal cilindro quattro lunghe composizioni in bilico tra il calore del virtuosismo strumentale e le algide geometrie digitali dell’hardcore-continuum. Questo Drifted Entities Vol. 1 naviga lungo traiettorie che intersecano dub, jazz industriale, drum’n’bass e ambient-house e che si fondono in un unico, splendido viaggio sonico che sembra guardare a certi ambiziosi esperimenti illbient degli anni Novanta, ma con una tavolozza sonora perfettamente contemporanea. Insomma, l’ultima tappa, per ora, di un viaggio che non smette mai di stupire e che si fa più rilevante a ogni uscita.
MANSUR BROWN, Naqi Vol. 1 (Amai, 30 settembre)
I due capitoli di Naqi, usciti tra settembre e novembre, rappresentano l’approdo più qualitativamente elevato di Mansur Brown, producer e multi-strumentista londinese attivo dal 2018: due parti, contrapposte come il rosso e il blu delle rispettive copertine, di un universo modern-soul minuziosamente definito e lavorato. L’acid-jazz arabeggiante di “Fever”, il trip-hop lirico e commovente di “My Luck”, il jazz ipnotico dell’iniziale “No Way” e le linee placide e psichedeliche di chitarra della conclusiva “Mission” sono tra i motivi che ci spingono a preferire, seppur di poco, il primo dei due lavori.
NU-CLEO, Ti Lascerò (Leisure Records, 15 novembre)
Assoluta certezza per quanto riguarda i diversi suoni della tradizione house, l’americana Leisure Records ha accolto in autunno tra gli artisti del suo roster anche l’italiano Michele Lamacchia (lo stesso che su questi lidi abbiamo conosciuto con l’alias Ketama). Con quest’altro moniker (che utilizza dal 2018), il producer sfodera un ep dalle meravigliose ed elegantissime linee black: se la title-track, struggente e sincopata (ma proposta anche in una serratissima versione techno-dub dai colleghi di etichetta Andrew Joseph e Myles Emmons), è quasi un pugno allo stomaco coi suoi testi conscious, “Love Cry” e “I’m Still In Love”, disegnano groove incerti (e implacabili) tra sentimento ed esplorazione cosmica.
TWIN COLOR, Extended Play No 1 (InFiné, 2 dicembre)
Seconda apparizione, in questa lista, per l’etichetta francese InFiné: Twin Color è il nuovo progetto di Fernando Corona, il producer messicano meglio noto come Murcof, accompagnato per l’occasione dal video-artista belga Simon Geilfus. Con Extended Play No 1 i due rivolgono lo sguardo verso i suoni che hanno segnato la giovinezza di Fernando: così, sia i sintetizzatori cinematografici di “Tomorrow”, sia le glaciali melodie aliene di “Going Home”, vanno a completare un ep sapientemente orchestrato intorno alle due parti di “Flight” (più ambientale la prima, più wave la seconda). Un bel ricordo, tanto sinceramente nostalgico quanto opportunamente sfocato (haunt direbbero gli inglesi), degli anni Ottanta più sintetici e futuristici.
A-TWEED x OLTREFUTURO, Morphism (Fauna Reve, 9 dicembre)
Italiani alla conquista del Messico. L’iper-prolifico A-Tweed (uno che sembra voler sfidare, su questo campo, il Digi G’Alessio dei bei vecchi tempi) unisce le forze con il connazionale Oltrefuturo e realizza, per la label messicana Fauna Reve, uno dei suoi lavori migliori tra i tanti firmati durante l’anno (tra i quali va almeno segnalato il sofisticato e ipnotico Rendevouz in Tangier). In questa irresistibile collaborazione ritroviamo il solito tripudio di ritmi schizofrenici e beats spastici, di groove motorizzati e samples disorientanti, ma anche un affiatamento e una complicità che trasmettono entusiasmo.