124C41+, ODE [+ free download]
Come mai questa band ternana si è battezzata così? Anche se mastico un po’ la fantascienza, non sapevo del racconto “124C 41+” di Hugo Gernsback (lo scrittore che dà il nome ai premi Hugo assegnati ogni anno ai vari Isaac Asimov di turno), il cui titolo, se lo si pronuncia in inglese e si forza l’interpretazione di quel “+”, diventa “one to foresee for one another”.
ODE dura più o meno 25 minuti e va ascoltato senza soluzione di continuità. È un lavoro solo strumentale (basso, chitarra, batteria, piano e – credo – qualche campionamento iniziale per costruire l’atmosfera giusta), influenzato dal post-metal, dunque niente forma canzone, solo un paesaggio sonoro, nessuna proggheria d’accatto, molta dialettica pieni/vuoti, zero interesse nel virtuosismo, parecchio per cuore e stomaco, anche se questo non significa che i One To Foresee non abbiano trovato il modo di scolpire alla perfezione ogni passaggio. Insomma, per raccontare la loro storia (la definiscono un cammino, probabilmente è una risalita) i ragazzi adottano lo stesso eclettismo delle band loro simili, dunque ricorrono all’ambient, al post-rock o al doom a seconda delle esigenze.
Un paragone possibile con qualcosa di recente sarebe quello con The Summoner, concept album sull’elaborazione di un lutto, firmato da Pepijn Caudron (Kreng) con l’aiuto degli AmenRa: anche se siamo su livelli per forza diversi, l’ambizione è la stessa. Il fatto che il trend post-metal abbia fatto collassare tutta una scena e che in Umbria ci siano gruppi che mettono in atto adesso questo tipo di operazioni così di ampio respiro, mentre la gente da un po’ guarda altrove, non mi fa pensare di aver davanti dei ritardatari, ma gente con personalità, che non fa calcoli. In bocca al lupo.