11PARANOIAS, Asterismal
Negli 11Paranoias – come sempre a voce e basso – c’è Adam Richardson dei Ramesses, al tempo una delle nostre band del cuore. Non solo, alla chitarra abbiamo Mike Vest dei Bong. Questa combinazione si traduce in doom, sludge e psichedelia a pioggia, con voce effettata e oltretombale. Interessante soprattutto come gli 11Paranoias riescano a essere violenti e allo stesso tempo in preda ad allucinazioni, a mollarti una testata in faccia pur dando l’idea di non sapere minimamente dove sono. “Loss Portal” oppure “Vitrified Galaxy” sono enormi e vaste, ci spingono chissà dove come una marea montante che, quando si ritira tra ronzii e suoni distorti, ci lascia per terra storditi e disorientati. “Bloodless Crush”, invece, butta più sullo stoner, anche se la band riesce ad avvelenarla secondo il suo stile: è un modo di evitare di suonare pezzi sempre uguali – per gli 11Paranoias si tratta di un rischio concreto – senza comunque perdere la propria identità, un po’ come succede nella seconda parte di “Slow Moon” e “Quantitative Immortalities”, quando batteria e basso, dopo un breve intermezzo che sa di morte, accelerano in modo inedito (mi verrebbe da dire che tentano un mezzo motorik). Ciononostante Asterismal a tratti sfianca, ma sembra un po’ come sfondarsi di alcol la sera prima e non voler vomitare il giorno dopo: lo sai a cosa vai incontro se bevi doom e psichedelia insieme.
Non spacchiamo il capello in quattro, via: buon gruppo, disco a cui dare una chance.