VALERIO COSI, Sounds For Vajont
Anno prolifico questo per il musicista pugliese, dopo un lungo periodo di stand by artistico. Oltre all’interessante operazione che sta alla base di Plays Popol Vuh, ecco che in estate vede la luce una pubblicazione dedicata alle vittime della tragedia del Vajont (in collaborazione con i tipi di Calamita/à, network che si occupa proprio di studiare quel catastrofico evento). Sounds For… è un vero e proprio “requiem”, che mette sul piatto atmosfere riflessive e lavora sul concetto di memoria collettiva. L’uscita è di formato breve, appena una ventina di minuti possono comunque bastare per saldare il debito verso un episodio che mantiene ancora intatta la sua portata storica a distanza di tempo, tanto che composizioni come il breve intermezzo intitolato “Misty”, o la triste base che accompagna la voce da cinegiornale catturata in “Notiziario”, dove si racconta con dovizia di particolari della costruzione della famigerata diga, hanno davvero un senso ultimo di testimonianza. Ci sono poi la quasi ironica “Scanzonatissimo” e l’acquerello di “Longarone Blues (1’38” For Loren Connors)”, omaggio all’amato chitarrista americano, che fa il paio con le svisate blues della melodica “Mount Toc Raga” o della cangiante “Castrum De Spengenberg”, tanto per sottolineare qual è sempre stato il percorso di Cosi, un incrocio di appartata malinconia espressiva e fiera appartenenza a un passato lontano, rielaborato sempre con il necessario rispetto. Quello stesso rispetto che il multistrumentista s’è guadagnato con caparbietà sul campo.