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UMBERTO, Confrontations

Confrontations

Non ci sono dubbi: Matt Hill è divertentissimo. Negli anni passati s’è fatto conoscere come collaboratore del corriere cosmico Expo ’70, ma poi la gente ha cominciato ad ascoltare quello che faceva come Umberto e ora – dando un occhio anche ai nomi delle etichette che lo pubblicano – potrebbe essere anche più conosciuto del suo amico.

Umberto è un po’ i Darkthrone dell’elettronica. Cultore efferato dell’analogico, nemico del laptop e del glitch, mi piace immaginarlo alle due di notte con un amico mentre magnifica un sintetizzatore tipicamente 1974 e gli spiega che il suo prossimo vinile suonerà al massimo 1981. Matt non va a caccia di thrash metal canadese altezza Detente o primo heavy polacco, ma è ammalato di Goblin, Simonetti, Frizzi (Fabio), Moroder e altra gente sepolta (Sigmund Freud, analyze this) chissà dove. In Final Exit del 2011, a dirla tutta, si spinge sino a Steve Roach, secondo me. Qui, addirittura, c’è un omaggio clamoroso allo Jarre di Magnetic Fields (“The Summoning”), il cui fantasma tutto sommato aleggia anche altrove. Se agli esordi si candidava a collaborare con Dario Argento, di album in album s’è spostato su territori più “italo disco” (prendiamola con le molle), pur conservando un tiro horror (se pensiamo a “Tenebre”, tra l’altro, i puntini si uniscono di nuovo). In questo Confrontations, infatti, s’immagina comunque un’invasione aliena o magari sta proprio rifacendo la colonna sonora a un film di extraterrestri del 1983 che conoscono solo lui e uno tipo Randal che lavora al suo videonoleggio di fiducia (Matt compra esclusivamente cassette, per inciso). Non lo sto prendendo per il culo, sia chiaro: il disco prima era il suo commento sonoro a “Pieces”, uno slasher spagnolo del 1982 che tutti conosciamo col titolo “Mil gritos tiene la noche”.

“Sì, no, ti dico, il regista è lo stesso di ‘Slugs, muerte viscosa’ del 1988, una bomba anche se un po’ troppo moderno… però le musiche le ha fatte lo stesso della Guida Galattica per Autostoppisti… la serie tv dell’81… Pronto? Pronto? Eh ma cazzo! Gli sarà caduta la linea. Gliel’ho detto di lasciar perdere i cellulari, il telefono fisso è molto più affidabile e la voce suona così 1978…”.