UMANZUKI, Porta 12”
Ulteriore cambio di rotta per il gruppo fiorentino, dopo la virata weird-electro-noise operata nel più che interessante Tropical Nature Of Tiaso. Il corso intrapreso dai tre ora sembra avere individuato una foce oscura nella quale far confluire/perdere tutte le influenze che avevano caratterizzato le uscite precedenti. Mettetele da parte, quindi, e preparatevi a questo viaggio etereo che stranamente sa di ambienti glaciali (pensate a un Biosphere più mortifero), circondati da atmosfere tetre che ricordano, ancora non so bene perché, l’agghiacciante strumentale di Burzum in Filosofem (“Rundgang Um Die Transzendentale Säule Der Singularität”, c’era anche in “Gummo” di Harmony Korine), e la cosa si avverte in modo particolare nelle sinistre folate della prima sezione di “Porta 1”. Le lievi pulsazioni ritmiche della seconda parte invece provano a dare un sussulto, sempre però in forma gassosa (altra caratteristica degli Umanzuki che li avvicina alla psichedelia), a una suite che sa di elettronica drogata/rallentata e appunto “pneumatica”, tanto per confondere ancor più le carte di una band che evidentemente coltiva una sorta di positiva inquietudine artistica. Altro elemento da non sottovalutare è che, ad esempio, in questo breve 12” siamo ormai lontani da quei canoni che più o meno venivano identificati come Italian Occult Psychedelia, quindi gli Umanzuki dimostrano di affrancarsi da quel campo d’azione per proseguire un viaggio che non sembra per niente facile da decifrare, e che non sappiamo dove li porterà ancora. Meglio così, teneteli d’occhio.