PAOLO SPACCAMONTI, Rumors
Dico subito che la copertina m’ha colpito un bel po’: quel tratto irregolare ed essenziale, ma che delinea una forma umana, sta forse a significare l’estrema fragilità dell’uomo stesso. Elucubrazioni a parte, aggiungo che Rumors ha delle buone frecce al suo arco, lo si capisce sin dall’incipit, che mi ha ricordato vagamente l’arrangiamento di un brano del disco di Lalli, “Tempo Di Vento” e che fa il paio con la languida “Io Ti Aspetto”, composta da chitarre che si attorcigliano e vanno a braccetto con gli archi in maniera particolarmente efficace. Come già sottolineato da altri più illustri colleghi, l’album si propone come un’ideale collezione di tracce adatte a musicare immagini, insomma i registi più addentro alle musiche underground sono avvisati. Ciò nonostante il tutto conserva una propria autonomia d’ascolto, e meno male aggiungo, quindi si possono apprezzare molti dei bozzetti che il musicista torinese mette sul piatto: la melodia arpeggiata di “Giorni Contati”, i fiumi quasi shoegaze del finale di “Bonnie & Bonnie” che sfociano nella enfatica “Croci E Fiamme”, o le chitarre in crescendo della potente “Sweet EN”, che fanno il paio con quelle ancor più drammatiche de “Il Delinquente Va Decapitato”, e qui va specificato che c’entra probabilmente l’influenza della precedente collaborazione a nome Spaccamombu (con Luca T. Mai e Antonio Zitarelli). Chiude in bellezza l’elegante “Fango”, esemplare nel mostrare le potenzialità di un musicista che fino ad ora avevo approfondito poco. Il consiglio, quindi, è di non fare come il sottoscritto.