PAN•AMERICAN, Cloud Room, Glass Room
La recente ristampa – sempre su mamma Kranky – di For Waiting, For Chasing, ha forse convinto l’ex Labradford Mark Nelson a richiamare a bordo Steven Hess, l’eclettismo fatto batterista. Della nuova partita è anche un altro ex Labradford, Robert Donne, che suona il basso in alcune tracce. Cloud Room, Glass Room è un disco nel quale convivono vari sottogeneri ambient, post-rock e dub techno, solo che – complice la presenza di due collaboratori in carne e ossa – suona più “live” del solito, visto tra l’altro che i pezzi sono nati durante l’ultimo tour di Pan•American. Pare proprio che tutte queste nuove opzioni non abbiano fatto bene al progetto, perché è come se mancasse una rotta, inoltre le atmosfere sono spesso troppo rilassate e pacificate, così che vien da parlare più di imborghesimento che di trasognatezza. A questo punto dev’essere questione – più del solito, ecco – di gusti personali, dato che la tensione cupa di “Laurel South” ri-calamita l’attenzione, che rimane alta anche durante “Project For An Apartment Building”, coi suoi drone più spessi e un Hess più a suo agio nel buio. Si torna poi a un mix troppo patinato di ambient, dub e post-rock con “Glass Room At The Airport”, infine ancora qualche brivido e termina il disco, lasciando un po’ d’amaro in bocca.
Tracklist
01. The Cloud Room
02. Fifth Avenue 1960
03. Relays
04. Glass Room At The Airport
05. Laurel South
06. Project For An Apartment Building
07. Virginia Waveform