PALMER GENERATOR, (e)motionless
I marchigiani Palmer Generator sono un gruppo molto interessante: mischiano senza troppi problemi stili differenti come stoner, post-rock, psichedelia, alternative-rock (e ci sono anche rimandi prog), alternano parti cantate e lunghe divagazioni strumentali, soprattutto lo fanno senza che ne risulti un insieme frammentario o disorganico. Le idee ci sono e la proposta ha tutte le carte in regola per incuriosire l’ascoltatore, grazie anche al lavoro ritmico che dona la giusta weirdness – ad esempip – a brani come “Interlude”, la risposta dei Palmer Generator alla sabbathiana “Planet Caravan”. Il problema sta semmai nel suono, davvero poco azzeccato e troppo da “sala prove” per rendere giustizia alle intuizioni di questa strana formazione composta da due fratelli e dal figlio di uno di loro, il che purtroppo riduce non poco le possibilità di una scrittura personale e fuori dai soliti cliché. Un vero peccato, proprio perché parliamo di un difetto che non impedisce di scorgere quanto di buono si annida dentro (e)motionless e quanto poco sarebbe bastato per fare di questo lavoro un acquisto caldamente consigliato. Si prenda ad esempio il crescendo di “Enliven”, il suo aprirsi in una girandola vorticosa di puro psych-stoner straniante e avvolgente, con un giro che si annoda in spire ipnotiche prima di esplodere: un brano che avrebbe meritato ben altra resa sonora. Del resto, però, i Palmer Generator hanno fatto tutto nel più pieno spirito diy, curando ogni singolo dettaglio nella più completa autonomia, il che fa loro onore e sottolinea come questo progetto sia frutto di un lavoro di squadra emotivo ancor prima che professionale. Il consiglio è quello di continuare a seguire il proprio istinto e di perseverare lungo il percorso intrapreso, ma – lo ribadiamo – anche di curare i suoni, perché è davvero un peccato non dare a questi brani una veste degna delle loro potenzialità. Non sarebbe male che si facesse avanti una label disposta ad investire per aiutare i Palmer in questo compito.