NOTHING, Downward Years To Come
crawling in the depths, leaping from above /
one hour to the next, downward years to come
Gli anni passano ed ecco che etichette come A389 Recordings non hanno problemi a occuparsi di una shoegaze band dopo aver cresciuto il loro catalogo con dosi di Eyehategod, Masakari, Xibalba, Weekend Nachos, Ilsa… Probabilmente, dopo che il genere di My Bloody Valentine e Slowdive si è infiltrato in alcuni gruppi legati al metal estremo e sperimentale, ecco che dev’essere sembrato naturale occuparsi di una band americana che pare uscita dall’Inghilterra fine Ottanta – inizio Novanta. Eterei, sospiranti, rumorosamente graziosi, graziosamente depressi, i Nothing sono i fratelli perduti dei nostri Sea Dweller, cioè degli abilissimi negromanti musicali, in possesso di tutti i trucchi di quel mestiere. L’esempio classico è la traccia che dà il titolo a questo ep, che dà da pensare, perché è difficile capire come quelle melodie e quelle chitarre, già sentite quasi identiche in un miliardo di canzoni dai Cure in poi, siano così avvincenti. Forse è solo perché piace il genere, forse è perché quella combinazione tocca matematicamente corde adolescenziali e smuove qualcosa, fatto sta che il pezzo – assieme alle emozioni di “Dives” – fa vincere la partita ai Nothing. Una partita non fondamentale, giocata a campionato già perso, ma bella.