Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

NICOLA RATTI, Pressure Loss

nicola1

Pressure Loss, registrato nell’ottobre del 2014 a Rotterdam e oggi pubblicato dalla inglese Where To Now? (Beatrice Dillon e Morkebla nel suo catalogo ricco ed eterogeneo), sin dalla copertina ricorda certe uscite di area “library”. È l’effetto di quella foto di condutture di una fabbrica e delle aspettative riguardo ciò che si andrà ad ascoltare. Più lo si fruisce, però, e più le idee si chiariscono, finché non si comprende come Nicola Ratti, da me visto all’opera qualche anno fa insieme a Giuseppe Ielasi e Luciano Maggiore, voglia come sempre provare prima a riflettere e poi a lavorare su quanto è in grado di produrre coi suoi macchinari (un sintetizzatore ARP Modular). Non intendo calare il tutto in un mare magnum dispersivo, però siamo in campi affini a elettronica di matrice “sperimentale”. Difficile estrapolare le singole tracce cercando di trovare per loro una seppur minima definizione: “W12” pare una strana suite “techno” (come per la più marziale “W11”) suonata da un sordomuto, mentre “W10” assomiglia a electro liofilizzata ed essiccata al sole del deserto; sul secondo lato del vinile spiccano la più immediata “W5”, nel senso che possiede una linea “melodica” più facilmente riconoscibile rispetto al resto, e “Decrease”, quasi un’analisi a cielo aperto su un cadavere lounge, roba aliena per davvero. I più temerari si facciano sotto, troveranno pane per i loro denti.