NED, Bon Sauvage
La notte e il funk.
Il gruppo francese fa centro con questo lavoro registrato in terra basca, dopo aver preso una lunga pausa di riflessione (l’ultimo lavoro pare risalga al 2006). Hanno esperienza da vendere, si sente fin dalla prima nota, e riescono a dare una pennellata di vernice fresca a un rock obliquo dalle chiare reminiscenze Nineties e dalla felice ottica DIY. Bon Sauvage si esplica dunque tra strutture mai troppo cervellotiche, nelle quali vengono innestate robuste istanze fugaziane e malcelata voglia di far muovere i bacini. Connubio perfetto, dove appunto la trazione funk fa la sua bella figura (“Bob Denard”), anche se poi, pur essendo interessante, alla lunga rischia di sembrare un’imitazione di cose vicine a Rye Coalition et similia (“Same Same But Different”). Poco male comunque, a noi non dispiacciono affatto quelle atmosfere – ci siamo cresciuti – ma dobbiamo ammettere che i Ned riescono a limitare i danni e a non essere mai troppo banali. Straniante l’electro-rock di “Wanna Be Beta City”, tutta in repeat al limite della dance, ma come se ne poteva ascoltare a New York ad inizio ’80. Ciliegina sulla torta la finale title-track, una passeggiata notturna dove i ragazzi assumono pose intimiste, tanto da dimenticarsi per un attimo l’adozione dell’inglese per riabbracciare la lingua madre. Un buon esempio di sincretismo linguistico-musicale con chitarra lancinante in coda, a sparare note blues e lavorare in dissonanza, in questo coadiuvata dai fiati. Intenso colpo di coda che non fa altro che confermare la Francia come un posto dove le cose si fanno con la massima abnegazione. Bentornati.