MUSCHIO, Antenauts
I Muschio avevano già catturato l’attenzione con il precedente lavoro, grazie a una formula strumentale ricca di contaminazioni e dotata della giusta personalità. Era scontata, quindi, una certa curiosità nel vedere come il loro linguaggio avrebbe retto all’interno di qualcosa di più ampio respiro come Antenauts, in altri termini se il gruppo avrebbe saputo tenere alta l’attenzione e sarebbe riuscito a coinvolgere l’ascoltatore in divagazioni a base di post-hardcore infiltrato di post-rock “energizzato” e con una forte impronta psichedelica. Il risultato, tanto vale dirlo subito, colpisce nel segno e non delude, a ribadire come un briciolo di originalità e una buona motivazione possano fare la vera differenza nell’affrontare tragitti sonori più o meno battuti. Per il resto, rimane la sensazione di trovarsi all’interno di vortici sonori in cui la distorsione funge da motore trainante per le scorrerie spaziali di qualche autostoppista galattico degno di Douglas Adams, un netto retrogusto weird sci-fi che rende ancora più intrigante il viaggio e connota in maniera netta l’ascolto degli otto brani. L’impressione è che la scrittura si faccia più efficace e coinvolgente proprio quando la velocità di crociera aumenta e ci si lascia andare a briglia sciolta, laddove si perde un po’ di mordente nei momenti più rilassati (in realtà, non molti e decisamente secondari nell’economia complessiva del lavoro). In breve, i Muschio si confermano una formazione con ottime carte in mano, di cui farebbero bene a tener conto tutti coloro che si cibano dei generi menzionati poco fa. Agli altri ci permettiamo di suggerire comunque un giro di giostra, potrebbero colpire anche gli amanti del deserto e chi ama guardare le stelle sdraiato nella gola di un canyon.