MATTER, Biorhexistasy
Ha fatto bene a Fabrizio Matrone questo cambio di passo e – soprattutto – di etichetta, mossa che lo ha portato oltreconfine: l’ucraina Kvitnu del boss Dmytro Fedorenko (per la quale aveva esordito lo scorso anno con Solid State) allo stesso tempo crede nel lavoro che fa e possiede tutte le carte in regola per espandere il proprio “pensiero” elettronico.
L’ultimo disco di Matter esprime appieno quelle che sono le caratteristiche di questo tipo di musica, calcolata al millimetro, sottilmente industrial e finanche sensuale (come letto da altre parti…). Andiamo per ordine: “Biostasy”, ad esempio, è techno appesantita da massi che si muovono al rallentatore, e “Layers” è epitome perfetta di quello che voglio dire, base tosta e quel suono pieno e avvolgente che riempie le orecchie e appaga pure il fisico. “Exposure”, poi, spacca i timpani quasi, muovendosi come un panzer tra le macerie di certa banale electro di oggi: interessante il lavoro fatto sui singoli suoni, mai nitidi e potenti come ora, per dire la verità. Occorre stare sempre attenti a non sottovalutare certi aspetti in musica (come l’artwork di Kateryna Zavoloka): anche questi sono importanti ai fini della fruizione stessa del disco, tra l’altro il primo in vinile per il musicista campano amico e sodale dei Retina.it.
Biorhexistasy, dunque, sembra rappresentare una svolta definitiva, anche internazionale certo. Gli auguriamo di poter suonare in giro per l’Europa (è già stato alla edizione 2012 del catalano Störung Festival), come si ripromette di fare appena sarà possibile.