LUCIANO CHESSA, Peyrano
Pagliuzze dorate.
Senza tanti giri di parole: questo Peyrano è un oggetto alieno. Prima ancora è un disco fatto di canzoni composte addirittura nell’arco di tutti i Novanta, dunque rimasto nel cassetto per molto tempo. Luciano Chessa è un compositore e musicologo apolide (di nascita sardo, ha studiato sotto le Due Torri, ora vive stabilmente in California) e ha collaborato col gotha della musica che conta: Mike Patton, Joan La Barbara, Blixa Bargeld e soprattutto Mike Watt, che scrive la nota di accompagnamento al disco.
La svizzera Skank Bloc Records si prende l’onere di dare visibilità a questa ristampa di canzoni che oggi fanno ancora la loro discreta figura. Certo, a tratti si capisce che alcune di queste hanno un’aria datata e magari anche esotica (la versione punk di “Ulisse Coperto Di Sale”, che infatti è una cover della canzone di metà Settanta scritta dalla coppia Dalla/Roversi), ma al musicista non manca una qualità: quella naiveté di fondo che lo salva dalla facile imitazione di cose già conosciute. Il dato interessante è comunque la costruzione delle melodie, bene incastrate tra le parole. Il disco, in ogni caso, è complesso, presenta numerose chiavi di lettura, ma in buona sostanza tende a fare due cose: rinnova e mescola lo spirito cantautorale tipico dei Sessanta/Settanta più psichedelici (l’ottima vena intimista di “Parallelepipedo”) con il chitarrismo tipico degli Ottanta/Novanta (ad esempio la vicinanza agli Skiantos in “Renoir”). Un po’ tutto il lavoro gioca dunque sull’intreccio di queste regole semplici e tutto sommato positive, ma si prende pure delle libertà etniche, vedi la paradigmatica “Polinesiano”.
Arrivati a questo punto ci piacerebbe capire se c’è solo questo nel cassetto o se il buon Chessa è ancora capace di estrarre dal cilindro nuove composizioni dello stesso tono. Così, tanto per vedere l’effetto che fa. Nel frattempo godetevi queste canzoni acidule, vagamente psych e dall’onestà espressiva più che encomiabile.