LUCIANO CHESSA, Entomologia
Questo è il secondo disco “rock” per Luciano Chessa, musicista di origine sarda (vissuto per anni a Bologna, dove ha studiato) che opera da qualche tempo in ambito accademico in California. Entomologia è uscita che prova a mettere ordine nei suoi cassetti (l’arco temporale va dal 1988 al 1998, già il precedente Peyrano aveva incominciato tale operazione) e che si fa notare per una spiccata naiveté e per la voglia di suonare canzoni diciamo “leggere”, alcune suonate live e registrate in più location, compreso il bolognese Link (aggiungiamo che al mastering c’è Thomas Dimuzio, già al lavoro con Negativland e Matmos). Non potremmo definirle diversamente, tanto sembrano uscite di soppiatto dalla cameretta di un tempo che fu (“Peppa È Pazza” è paradigmatica di quanto vado scrivendo). La formula, piuttosto semplice, è proprio quella vincente tanto in voga nei Novanta (ascoltate “Pianetics”, per esempio, che ironizza sul famoso libro di Hubbard, o “Dottor Strange”, che ha un ritmo più che sostenuto), quindi melodia di facile presa e refrain che si accompagna a chitarre sostenute (la lezione di Nirvana e Smashing Pumpkins qui è compresa a fondo). Al contempo non mancano momenti acustici (“Opel”, rivisitazione di un pezzo di Syd Barrett, o la bucolica “Siepi”), il divertissement con violoncello della stranita “Sul Viale Delle Olimpiadi” e la lisergica e sognante “Coincidenze”. Nota dolente è l’eccessiva durata: ventidue canzoni sono davvero tante (e “Stelleradio” era già presente nel disco precedente), ma perdoniamo a Chessa quest’eccesso di produttività. Forse ai tempi aveva bisogno di sostanziare tutta la sua passione per la musica in questi numerosi bozzetti, che comunque hanno un loro perché, e fanno pure una certa tenerezza, dobbiamo ammettere.