LIGHT BEARER, Silver Tongue
Proseguono le vicende del Light Bearer (cioè l’angelo caduto Lucifero) nella poetica e visionaria versione offerta dall’omonima formazione inglese, un racconto in musica, parole e immagini dall’enorme impatto emotivo e dai molti risvolti simbolici. Questa volta, la musica segue e dà vita all’incontro tra la voce del protagonista e la prima donna, capace di afferrarne il messaggio di libertà e speranza in un mondo dominato e soggiogato da una falsa autorità auto-proclamatasi creatore. Inutile dire che questo sunto manca completamente la complessità e la ricchezza dei testi opera di Alex Cf, i loro risvolti atti a mettere in luce la netta condanna di ogni oscurantismo (religioso e politico), nonché ogni forma di supremazia e discriminazione basata sulla sessualità, sul credo e sulle convinzioni personali. Indissolubile, dunque, il legame tra i vari elementi di questo progetto che, ancora una volta, ribadisce la volontà di andare oltre la mera giustapposizione di composizioni in note e si spinge a una reale forma di connessione tra i vari aspetti che entrano in gioco. Sul piano musicale, i Light Bearer spingono ancora una volta sull’acceleratore e calano sul tavolo una scrittura ricca di sfumature differenti, atta ad accentare i vari passaggi senza perdere mai una visione di insieme, che rende questo album prima di tutto una meravigliosa raccolta di canzoni. A mutare sono l’impatto e la tensione che le stesse esercitano sull’ascoltatore, ad accompagnarlo attraverso momenti epici, emozionanti, disperati e rabbiosi con un insieme di linguaggi che fanno del termine post l’unico comun denominatore: così, se a un primo ascolto le tracce che prendono il sopravvento appaiono quelle più impetuose e ricche di crescendo, con lo scorrere del tempo si cominciano ad apprezzare anche i momenti di quiete apparente, in cui la poetica delicata dei Light Bearer tratteggia con tocco certosino le attese, i dubbi e i momenti di sconforto che conducono all’ineluttabile catarsi finale. Purtroppo (anche se si dovrebbe dire: per fortuna), non si tratta di un album cui dedicare un ascolto distratto o fuggevole, non tanto perché non sia in grado di colpire sin dal primo incontro, come ben dimostra l’incredibile opener “Beautiful Is This Burden”, quanto perché si rischierebbe di perdere tutto ciò che si disvela poco a poco, passaggio dopo passaggio. In tempi sempre più frenetici e di fast-food music, fa piacere veder confermato il valore di una realtà che riesce nel difficile compito di comporre qualcosa di complesso ma non pretenzioso, ricco di sfumature eppure capace di entrare nel cuore e, soprattutto, di portare in dote una sensibilità fuori dal comune. Ancor più, perché i rischi insiti in un’operazione così ambiziosa sono sempre davvero molti e non ci si può confrontare con essa senza avere dalla propria una vena di umiltà e consapevolezza che, fortuna per noi, ai Light Bearer non difetta di certo. Si potrebbe continuare con un track by track che metta in rilievo ogni singola sfumatura di Silver Tongue e spazzi via ogni sospetto di partigianeria, ma si preferisce in questa sede consigliare l’ascolto del disco su Bandcamp, con annessa lettura di testi e note a margine sul blog della band.