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KRÖWNN, Hyborian Age

Hyborian Age

I Kröwnn sono in tre e si cibano di suoni oscuri e persi nel tempo, figli di un’epoca in cui il riff era il motore centrale della musica e il suono che usciva dagli amplificatori sapeva di legno stagionato e valvole incandescenti. Il loro universo di riferimento è quello dei vecchi racconti fantasy, Howard in testa, con regni scomparsi e guerrieri solitari, streghe arcigne e lande misteriose da attraversare per spezzare incantesimi. Dall’unione di queste passioni nascono cinque brani di doom e proto-metal in cui afflati epici e richiami sinistri si fondono in un magma vorticoso e senza tempo, debitore del migliore hard-rock settantiano così come delle sue mutazioni posteriori, dagli Sleep ai Cathedral, tanto per scomodare due nomi pesanti come macigni. Tutto come da copione, dunque, ma anche ben giocato e dotato della necessaria personalità per colpire nel segno, nessun anacronismo o effetto speciale hollywoodiano a rendere più trendy l’effetto finale, nessuna concessione all’oggi per strizzare l’occhio all’ascoltatore in cerca della next big thing. I Kröwnn suonano sporco e rumoroso, dilatano i riff in nenie ossianiche che parlano di vecchie battaglie e corone riconquistate, magari seduti attorno al fuoco in qualche radura nascosta, con un occhio sempre rivolto dietro le spalle. Ad un certo punto appare nell’ombra il fantasma del primo Danzig, sornione si aggira dentro “At The Cromlech” e porta il ritmo di marcia a farsi più deciso, ma i suoni restano fedeli alla loro missione in una chiusura del cerchio che non stupisce più di tanto, in fondo si tratta sempre della solita religione e delle solite divinità da pregare al buio. Lo stesso che accade quando si cavalca nella scia di un metal primigenio e ruvido, fotografato nel momento in cui gli anni d’oro del rock cedevano il passo alla NWOBHM e i confini erano ancora labili, quasi impercettibili. Retrò, fuori tempo e ben poco attuale, ma anche affascinante e capace di mordere ora come allora. Intanto appuntatevi il nome, ne risentiremo parlare di sicuro.