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KAPUSTIN YAR, Trithemius

Kapustin Yar

Ampiamente preannunciato con l’ep digitale The Big Circle, ecco arrivare il primo lavoro del nuovo progetto solista di Antonio Gallucci, che abbandona le selve astrali solcate negli ultimi tempi col suo Architeuthis Rex per proiettarci nella volta spaziale più nefasta e feroce. Non una coincidenza, quindi, che il nome Kapustin Yar sia proprio lo stesso del cosmodromo sovietico luogo di insoliti avvistamenti ufo. Trithemius, però, ha ben altro da offrire che scontati parallelismi, lo si capisce già con “Breathless”, intro asfissiante che annuncia la sciagura imminente. Di lì a poco cominciano i rimbombi sordi di “Dirge”, ai quali si avviluppa il drumming tentacolare vagamente rassomigliante a quello dei Crash Worship in “Night Shoe”, e se la strada non fosse già abbastanza spianata, “Collapsing Palace” avanza a ritmo di corazzata noise/doom per dare il colpo di grazia. Con “Skinless”, poi, ci troviamo di fronte allo scheletro sludge/doom dei compagni di etichetta (Land Of Decay) Sun Splitter, letteralmente fagocitato e sputato fuori sotto forma di riff tumefatti ed echi straziati, gli stessi echi che diventano rantoli e poi gorgoglii in “Зкзорцизм”, scanditi da autentiche stoccate di pelli. A concludere il lavoro c’è la title-track che, sebbene più distesa, gode comunque della stessa incessante batteria che ci assedia per tutto l’ascolto. Trithemius sembra quasi delinearsi dalle ombre dei Wolvserpent più venefici e dei Locrian più efferati con contorni spessi e spigolosi, in altre parole un abominio senza pietà. Questa recensione arriva “piacevolmente” accompagnata dal nuovo ep digitale Rayleigh, da ascoltare senza remore.