HIEROPHANT
Li avevamo incontrati in occasione dell’addio alle scene dei To Kill e avevamo scambiato quattro chiacchiere durante le registrazioni del nuovo album. Ora che è in uscita ci sembrava interessante chiudere il cerchio e vedere come sono andate a finire le cose. Steve, Lorenzo e Carlo ci raccontano Peste.
Ciao, sono passati solo pochi mesi dalla nostra precedente chiacchierata in cui ci lasciavate qualche anticipazione sul nuovo album. Ora Peste è pronto e sta per essere presentato al vostro pubblico. Come vi sentite?
Ciao, siamo molto soddisfatti e fieri del nostro lavoro. L’uscita del disco è imminente, non vediamo l’ora.
Vi capita di pensare a come reagirà e al tipo di emozioni che proverà l’ascoltatore mentre componete/registrate un brano? Che tipo di reazioni vorreste innescare con Peste?
Durante la fase compositiva quello che più ci interessa è scrivere per noi stessi, senza pensare troppo a quello che succederà. Una reazione al disco? Odio totale.
Ci avevate anticipato che i brani sarebbero stati legati ad un concept principale, vi va di addentrarvi un po’ più in profondità su questo argomento? Mi ha colpito il fatto che i titoli siano costituiti da singoli termini a rappresentare stati d’animo o comunque emozioni dell’individuo, tranne l’ultimo, cioè “Inferno”.
Inferno è la somma di tutte le nove tracce che la precedono e non viene rappresentato come un inferno religioso ma come uno stato negativo interiore che vive dentro ognuno di noi. Siamo tutti uguali. Siamo tutti appestati.
Anche l’artwork rispecchia il titolo e presenta un’immagine cruda della grande peste, con le pile di cadaveri bruciati. Nella nostra ultima chiacchierata ci avevate presentato l’autore, Daniele Castellano dei Lantern. Vi va di parlarci di come è nato e di come siete arrivati a questa particolare immagine?
L’idea delle montagne di morti ci girava per la testa da molto tempo, Daniele è un carissimo amico e un bravissimo illustratore, appena gliene abbiamo parlato ha capito esattamente come concretizzarla. L’obiettivo era creare un immaginario preciso che rappresentasse il senso di oppressione e malessere dell’intero disco.
Avete descritto il nuovo album come “molto più pesante, massiccio e molto più cattivo del precedente!”, che a dirla tutta non era poi un lavoro così mansueto. Cosa vi ha portato a radicalizzare ulteriormente la vostra proposta? In che modo l’ambiente esterno e le vostre esperienze personali si riflettono sulla vostra musica?
È stato tutto abbastanza spontaneo. La scrittura va di pari passo con quello che quotidianamente viviamo, e cerchiamo il più possibile di trasmetterlo attraverso la nostra musica. Sicuramente anche suonare molto live ci ha portati a concepire i pezzi in modo più diretto e sincero, magari sacrificando melodie di chitarra o arrangiamenti superflui, ma lasciando spazio a una violenza d’insieme.
Credete che la brutalità delle nuove composizioni avrà appunto ripercussioni anche sui vostri live? In che modo ripartirete le set-list tra nuovo e vecchio materiale?
Suoneremo il più ferocemente possibile, come abbiamo sempre fatto.
Sempre a proposito di live, presenterete il disco al Bronson il 5 dicembre. Avete già in programma altre date o un vero tour a seguire? Qualche anticipazione?
Verso febbraio dovremmo tornare in tour, ancora non abbiamo niente di definitivo.
Sapete già chi vi accompagnerà in giro per presentare Peste o chi vorreste condividesse il palco con voi? Il che, poi, vuol dire chiedervi quali gruppi vi piacciono in questo periodo e hanno saputo catturare la vostra attenzione.
Nessuno in particolare, ci piacciono molto gli Slayer.
Domanda tra il serio e il faceto, quali sono le descrizioni/definizioni della vostra musica che più vi hanno sorpreso o divertito?
Non crediamo che la nostra musica sia facilmente etichettabile. Noi la chiamiamo “death punk” e forse questo è il miglior termine per descriverla. È spesso capitato di venire definiti metal-core e questa è una cosa che ci dà estremamente fastidio.
Grazie mille, a voi le conclusioni…
Grazie a voi dell’interesse e dello spazio concessoci. Speriamo che il disco nuovo vi piaccia. Un saluto a chi ci vuole bene.