HEROIN IN TAHITI, Peplum
Uscita breve, ed in formato sette pollici, per il duo romano, che per l’occasione si avvale della etichetta bolognese Yerevan Tapes (Cannibal Movie, Father Murphy, Gianni Giublena Rosacroce).
Due pezzi, che sono altrettante conferme (notiamo una maggiore fantasia compositiva) del percorso intrapreso già ai tempi dell’esordio per Death Surf (Boring Machines, 2011). “Peplum” è composizione piuttosto evocativa, con voci in lontananza, campane e senso di ineluttabile competizione (il titolo dovrebbe dirvi più di qualcosa). Insomma, siamo di fronte a una sorta di sfida in note tra gladiatori (o pistoleri, fate voi) sull’orlo di un crollo nervoso. “Alo” è invece un viaggio più intrinsecamente “psichico”, tra ritmiche dopate e derive quasi ambient, quindi l’approccio e il risultato sono maggiormente incentrati su modelli musicali affini allo score cinematografico (il che pare poi la vera peculiarità del progetto). Non va dimenticato che il pezzo in questione nasce per accompagnare un’esibizione del video-artista inglese Phil Collins (pare esserci lo zampino di De Figuereido, che è dietro al progetto editoriale incentrato sull’arte contemporanea Nero Magazine). Qui la band dimostra in effetti di sviluppare con più scioltezza il connubio chitarra/basi elettroniche, e si respira veramente l’aria polverosa di una radura, dove si stanno affrontando forze oscure difficili da immaginare evitando di ricorrere a pellicole e ambientazioni evocate dagli Heroin, non senza una sorta di caparbia ossessione.