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GUAPO, History Of The Visitation

Guapo

Magniloquente e al contempo “scivoloso” questo lavoro dei britannici Guapo, nelle cui fila ha militato Daniel O’Sullivan (Mothlite, Æthenor, poi Ulver…).

Il disco è pubblicato dalla Cuneiform, prestigiosa etichetta californiana specializzata in jazz rock, prog e affini (Univers Zero, Cheer Accident e Sao Paulo Underground nel suo roster): in sostanza si tratta di tre lunghi pezzi (il primo è una suite composta da ben cinque movimenti) che si inerpicano in mondi prog, ancora, e free rock (a sprazzi affini al metal, ma prendetela con le molle), che risultano un pelo vetusti, più nella forma che nel contenuto a dirla tutta. Non ce ne vogliano i cultori del genere, ma certe svisate lo dimostrano ampiamente. In assoluta onestà, però, c’è da aggiungere che i musicisti si fermano appena prima di “rovinare” tutto, riuscendo a non risultare troppo stucchevoli (la seconda composizione, più cinematica, e l’incedere robotico della traccia di chiusura si fanno apprezzare alquanto). Ammetto inoltre che la loro proposta non è mai stata il mio pane quotidiano, in genere mi occupo di altri “mondi”, ma devo dire che in alcuni passaggi, specie quando si fanno più “liquidi” e non sbrodolano in tediosi assolo, il fatto loro lo sanno eccome (insomma: la consapevolezza non manca). La release è accompagnata dal dvd di una rarissima performance della band. Prendere o lasciare, senza starci a pensare troppo.

Segnaliamo infine che uno di loro, il batterista David J. Smith, se n’è appena uscito con un nuovo lavoro, sempre a nome Guapo (Mirrors & Tides, Shivers & Voids), che promette bene, sin dalla copertina opera di un certo Keith Utech (i lettori di The New Noise sanno di chi sto parlando…).