GLORY OWL, S/t
Quattro brani quattro, puro stoner senza menare il can per l’aia, suoni caldi e odore di deserto, rock e blues che si scontrano dopo essere transitati per la cassa di un amplificatore arancione, effetti d’ordinanza e lembi strappati di psichedelia a svolazzare in giro, voce – come da copione – roca quel che basta per non suonare troppo fighetta, barbe come piovesse e via pedalare. Questo quello che c’è da sapere, il resto lo fa una scrittura di genere ben affilata e con qualche sprazzo di personalità che non guasta mai, la voglia di divertirsi suonando ciò che piace e la capacità di non pisciare fuori dalla tazza, che in soldoni vuol dire fare ciò che si sa fare senza voler apparire strani a tutti i costi per sorprendere l’ascoltatore. Il risultato è un gustoso debutto per amanti dello stoner robusto e bello carico, suoni saturi e sezione ritmica che fornisce la spinta necessaria. Qua e là si strizza l’occhio ai signori del sabba nero (cfr. “Gretta”) ma senza strafare, perché in genere si viaggia sui Novanta, sebbene non si possa tacere la sensazione di intuire anche una malcelata passione per il proto-metal. So far so good, appunto.