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FUZZ ORCHESTRA, Morire Per La Patria

Fuzz Orchestra

Morire Per La Patria è un lavoro che va dritto al nocciolo della questione: l’uomo di fronte alla società e le sue idiosincrasie verso di essa, punto. Lo fa con l’ausilio di vigorosi fraseggi chitarristici che neanche i Kyuss o primi Queens Of The Stone Age e con una voglia matta di sfondare le orecchie dei poveri malcapitati, cioè noi. Siamo felici di questo viaggio programmatico (il terzo per i ragazzi, e con l’apporto del nuovo drummer Paolo Mongardi, sponda Zeus!), immersi nei copiosi feedback tipici di un trio spaccaossa, ma capace di un certosino taglia e cuci in forma di note. Prendete come esempio “Il Paese Incantato”, pezzo possente dove i tribalismi metropolitani e lontane nuances da mondo-movie s’intersecano fino a confondersi con astuzia, tra fiati zorniani fuori controllo e sfuriate della sei corde: una goduria spararseli in cuffia. Prendere a prestito la voce di Enrico Maria Salerno in alcuni pezzi (che Dio l’abbia in gloria, per essere stato uno dei più grandi attori del dopoguerra del secolo scorso) e citare Pier Paolo Pasolini (“In Verità Vi Dico”) senza sembrare banali e pretestuosi, poi, è tutto dire. Aggiungiamo tra gli ospiti l’amico Xabier Iriondo e segnaliamo che il lavoro di mastering è fatto da uno come James Plotkin (Khanate, Namanax, e mille produzioni extra-ordinarie), e l’opera può dirsi completa.

Doverosa considerazione finale: c’è poco da fare, quando gli italiani si cimentano col cinema e la musica insieme spaccano il didietro a più di qualcuno, infatti anche all’estero se ne accorgono e lo riconoscono senza troppe remore. Vuoi vedere che è sempre la solita storia, che quando navighiamo a vista nella merda per interi decenni (attanagliati da governi para-fascisti e crisi economiche asfissianti) siamo capaci di dare il meglio? Italians Do It Better.