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FABIO FABOR, Pape Satan

Fabio Fabor

Fabio Borgazzi era un compositore di origine milanese passato per le orchestre della Rai (e Sanremo) e la SIAE. Aveva però una predisposizione ad andare oltre certe partiture, e questa ristampa in vinile – l’originale è del 1980 – sottolinea il suo talento, ai più nascosto (ma non a quegli appassionati ed attenti esperti di library music del nostro Paese) e assolutamente da (ri)scoprire.

Nel primo lato, “Ad Inferos” vi fa entrare da subito nel suo mondo spettrale e sinistro (le lame di tastiera, le ritmiche sottilmente jazz e anfetaminiche), “La Forgia” è suite mefitica, che sa proprio di ambient allo zolfo, mentre un pezzo come “Caronte” non avrebbe sfigurato in uno degli score di John Carpenter (chissà se pure i Goblin ne avevano sentito parlare), con quell’incedere inesorabile mescolato ad arte ad un taglio sempre libero da banali schemi compositivi che fa la differenza. Il secondo lato continua su quel solco “nero”, dato che c’è sempre un sentore piuttosto “cinematografico” nella potente e lunga “Dies Irae”; il viaggio dunque continua senza sosta, tra allusioni ancora infernali (la divertita “Trillo Del Diavolo”, che mescola con sapienza istanze non lontane dall’exotica e dal jazz) e l’umore buio della paradigmatica “Stige”. “Dalle Sirene” veleggia invece in territori incantati, che ospitano piatti e percussioni folli, mentre “Diabolic Love” chiude degnamente una ristampa che mette al centro dell’attenzione una delle migliori caratteristiche della musica popular italiana: la geniale rilettura di determinati codici espressivi legati anche al cinema, un elemento che a volte non si approfondisce quanto si deve. Pape Satan fa certamente parte di quel doveroso recupero che tutti noi dovremmo mettere in pratica, giusto ribadirlo, e ringraziamo per questo la Plastica Marella di Roberto Giannotti dei GustoForte.