DREAM WEAPON RITUAL, Ebb & Flow
Un po’ come Gianluca Becuzzi in We Can Be Everywhere, Simon Balestrazzi raccoglie intorno a Dream Weapon Ritual una serie di ospiti (giovani, ma anche non giovani) quasi come volesse far emergere meglio una parte dello scenario sperimentale italiano: M.S.Miroslaw e il suo teschio di cavallo, Massimo Olla (chalumeau), Paolo Sanna, (percussioni), Donato Epiro (flauti), Antonio Gallucci degli Architeuthis Rex (chitarra, percussioni). Si tratta quasi per intero di artisti che negli anni hanno in qualche modo ri-approcciato un certo primitivismo. Il merito di Simon e dell’altro 50% di Dream Weapon Ritual, una mesmerizzante Monica Serra, in questo caso è quello di incanalare così bene questi contributi – già in partenza coerenti col progetto – da farli sembrare una cosa naturale e scontata all’interno di Ebb & Flow (vinile per Boring Machines), l’esatto contrario, per capirci, del gruppo rock che chiama il “guitar hero” di turno a fare un assolo sul proprio disco, drammaticamente staccato e distinguibile dal resto (anche per questioni di ego).
La chiave per capire il progetto Dream Weapon Ritual sta nel nome, sotto gli occhi di tutti: drone ipnotici, voce salmodiante che officia una cerimonia di cui non ci vuol quasi far parte, percussioni ataviche e i vari ricami strumentali di cui sopra. I due calano il disco in un’atmosfera fumosa, stordente, come a volerci far girare in mezzo alla nebbia, in grado quasi solo di sentire Monica Serra recitare le sue formule, circondata da un numero imprecisato di adepti, in un luogo sconosciuto, fuori dalle rotte abituali e chiaramente anche fuori dal tempo. Non è nuovo che chi origina dalla galassia industrial finisca per entrare in contatto col suo opposto, con epoche lontane fatte di corteccia come suggerito dalla copertina, ma rimane il fatto che non sempre esce fuori un disco così sciamanico.