Davide Del Col (Antikatechon, Rhetra, Molnija Aura, Echran, Ornament)
Davide Del Col è una persona-chiave in Italia per quanto riguarda l’ambient e i suoni sperimentali. Le tante collaborazioni che ha avviato ci permetterebbero di parlare per ore di questo mondo piccolo ma estremamente prolifico e di qualità. In quest’intervista abbiamo cercato di capire il suo grado di coinvolgimento nei vari progetti a cui partecipa, ma se per caso – ad esempio – avessimo deciso di parlare di etichette, ecco che sarebbero saltati fuori i nomi di Afe, Ebria, Small Voices, A Silent Place, Silentes, Oktagön, quindi dieci e più anni di storia di un genere in Italia.
Ho avuto modo di seguire molti dei tuoi progetti. Vorrei che tu mi parlassi di Ornament, che è l’unico su cui non sono documentato.
Davide Del Col: Ornament è stato il mio primo progetto elettronico, nato nel 1999 ed orientato su un versante ambient/industrial con precise caratteristiche quali la ripetitività e il minimalismo. Con quella sigla ho pubblicato una tape, tre cd-r e un album in formato digitale, in più si conta qualche partecipazione in varie compilations.
Molnija Aura: duo con Andrea Marutti, cioè Amon, Hall Of Mirrors, Afe Records e quasi vent’anni di attività nel mondo sperimentale italiano. Come ti trovi con lui e come è nata l’idea di fare un disco assieme? C’entra anche il fatto che negli ultimi anni c’è stata la riscoperta delle ambientazioni “cosmiche” e kraut?
Io e Andrea ci conosciamo da anni (Afe Records nel 2005 si era anche occupata della ristampa del secondo album di Ornament, Unicorn Lullaby), cosi un giorno gli feci ascoltare del materiale che avevo registrato usando il mio sintetizzatore abbinato a vari effetti. Lui mi chiese se poteva metterci mano e aggiungere delle sue idee, così è nato Utopian Suns. Quel tipo di sonorità e atmosfera tipicamente cosmica mi affascina da sempre, non è stato un tentativo di accodarci ad un trend “revivalistico”, non siamo interessati a questi aspetti.
Echran: Il primo Echran ha ricevuto tanti responsi positivi. Tagliente, crudo, teso. Poi è uscito ancora un disco che continuava il discorso dell’esordio. A che punto siete ora e che avevate in mente quando l’avete iniziato?
Echran è stato fondato nel 2003, l’unica cosa che avevamo in mente era quella di sperimentare unendo le nostre precedenti esperienze. Va detto che è un progetto più di “proprietà” di Fabio Volpi che mio, in quanto lui ha sempre composto tutte le liriche e la maggior parte delle musiche, io ho contribuito in maniera minore a creare l’identità del progetto rispetto a lui. Attualmente è il lavorazione un terzo disco, c’è stata l’entrata di un terzo membro (Accursio Graffeo) e Fabio sta sperimentando nuove soluzioni per le live-performances.
Antikatechon: inizialmente l’ho visto come una continuazione di certe cose Cold Meat Industry, ma col secondo lavoro trovato degli agganci anche con quanto stanno facendo Riparbelli, Hall Of Mirrors e altri italiani. Come mai hai deciso di misurarti su questo scivolosissimo terreno? Nel senso che su certi suoni e su certi immaginari si è detto moltissimo in questi vent’anni.
Non è stata una decisione a tavolino, ho cercato di unire atmosfere tipicamente industriali e profonde con strutture melodiche, senza tralasciare l’aspetto marziale. Ovvio che venga visto come una “reprise” delle release della Cold Meat Industry, in quanto non ho problemi ad ammettere che gruppi come Raison D’Être e Desiderii Marginis hanno significato molto per me in termini di influenze musicali. Quasi nessuno invece ha visto in Antikatechon un collegamento con i Kirlian Camera degli anni ‘90, io lo avverto chiaramente. Di Riparbelli sinceramente ho ascoltato molto poco, ci possono essere agganci con Hall Of Mirrors, anche se, essendo un progetto contemporaneo al mio, non li posso considerare come un “influenza”, o almeno, non di quelle che ti lasciano un segno dentro per anni. Detto questo, penso che in fondo in Antikatechon ci sia anche un po’ di mio. Credo, almeno spero, che non sia un progetto cosi totalmente “derivativo”.
Per fortuna non è derivativo, ma il rischio era grosso, questo intendevo. Quando ascoltavo Raison D’Être mi facevo sempre domande sul contenuto cristiano e “sacro” del disco, di riflesso poi anche su Desiderii Marginis, nel quale secondo me questa componente pesava molto di meno. Il tuo caso, sin dalla scelta del nome e dell’immaginario, mi costringe a chiederti a che pensi di fronte a una croce.
Trovo molto affascinante e suggestivo il Libro della Rivelazione, tuttavia considero il Cristianesimo un’organizzazione criminale molto ben attrezzata, e nella mia musica non è certo esaltato e glorificato, ma calato in un contesto tetro, minaccioso ed angosciante.
Rhetra: non molto tempo fa, chi suonava quello che suoni tu snobbava il metal e storceva la bocca quando sentiva black metal, un genere che sin dagli MZ.412, invece, bussava alle porte di certo industrial ambient. Tu come la vedi la questione black?
Ascolto metal da una vita e sono molto legato all’ottica del black più primordiale (Emperor, Darkthrone, Gorgoroth) pur apprezzando anche varie contaminazioni che hanno caratterizzato il genere nel corso degli anni, cosi quando la mia amica Sofia mi ha proposto di creare i Rhetra, ho accettato con entusiasmo. Avevo già una certa esperienza con la batteria, anche se avevo smesso di suonarla da molto tempo, riprenderla in mano è stato divertente, anche se un po’ impegnativo. In questo progetto io non prendo parte alla composizione, lascio tutto nelle mani di Sofia, e devo dire che nonostante i richiami al classico black old-school, lo stile delle sue composizioni è molto personale.
Come funziona l’ispirazione quando si agisce sotto così tante sigle? Come fai a capire che stai facendo qualcosa che potresti utilizzare per Echran anziché per Antikatechon (e così via)?
Come ho già detto prima, in alcuni progetti non mi occupo della composizione ed il mio contributo è marginale, ma in ogni caso le sonorità delle varie entità musicali con le quali interagisco sono nettamente diverse, quindi la questione da te sollevata non mi ha mai sfiorato, riconosco immediatamente se un tipo di suono è adatto o meno ad essere inserito in un contesto piuttosto che in un altro.
Sei apparso su varie etichette, anche italiane. Non faccio l’elenco, ma accanto a nomi più di lungo corso negli anni sono emerse Glacial Movements, Boring Machines, per non parlare di label più piccole dedite a vinili, cassette… Un tuo giudizio sulla situazione nazionale per quanto riguarda i generi che segui.
Sinceramente non sono la persona più adatta a tracciare una panoramica dell’attuale situazione di questa o quella scena musicale, in quanto ultimamene ho davvero poco tempo da dedicare agli ascolti. In ogni caso per quanto riguarda la scena elettronica/sperimentale/ambient l’Italia ha sempre avuto un ruolo di primo piano, rappresentata da artisti importanti. Di recente ho davvero ascoltato molto poco, posso segnalarti il nuovo cd di Nimh in collaborazione con Day Before Us, davvero un ottimo album. Per quanto riguarda le etichette va sicuramente menzionata anche Silentes, che sta facendo molto bene.
All’estero, invece, che artista/band ti ha sorpreso in questi anni?
MI è piaciuto il nuovo album di Mario Diaz De Leon, Hypnos, davvero molto interessante. E ho apprezzato alcune uscite del giro dubstep, come i primi dischi di Burial e Vex’d.
Ti lascio come di consueto lo spazio per raccontarci dei tuoi progetti futuri e se intendi suonare in giro.
Attualmente sto lavorando al nuovo Antikatechon, che sarà una collaborazione con Nimh, e a breve suonerò dal vivo coi Rhetra.