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CHEF RAGOO, La Compresenza Dei Morti E Dei Viventi

Chef Ragoo

Di rap ne so poco, inutile fingersi tuttologi, per me è ancora quello di Public Enemy, Run DMC e Beastie Boys. Poi, c’è stata l’epopea delle posse italiane, al massimo  Cypress Hill e Wu Tang Clan, House Of Pain e Boo-Ya Tribe, insomma la colonna sonora del film Judgement Night, poco altro e non per cattiveria o pigrizia. Piuttosto, vengo bombardato da troppo rap americano, tutto r’n’b, bling bling, gangsta e amenità varie. Manca il brivido, l’identificazione, forse è la vecchiaia incipiente o l’incapacità di stare al tempo con le nuove generazioni su di un terreno che non è mai stato fino in fondo il mio. Con Chef Ragoo le cose vanno in modo differente, sarà il comune background hardcore e ben più di una qualche affinità elettiva, sarà che il flow ha un che di familiare e le basi sanno far male tanto quanto le parole, donando un mood grave e teso alle metriche, senza sbrodolature o pulsioni bombastiche. Sia quel che sia, La Compresenza Dei Morti E Dei Viventi non fatica a entrare sotto pelle anche a chi non si nutre di rap ogni giorno, colpisce come uno schiaffo sin dall’apertura con quel non c’è via d’uscita, non c’è un cazzo di via d’uscita, io sono in lite con la vita, sia che gioco la partita o che la faccio finita, ho scelto la vittoria della sconfitta. Tutto qui, senza falsi proclami da sbruffone (di corte) o prodezze millantate, Chef Ragoo mette in note la colonna sonora di chi sa bene di non avere troppe speranze di successo, ma nonostante tutto continua a lottare a testa alta, consapevole del proprio ruolo di perdente. Certo, c’è il divertissement de “L’Orataria” (per la musica e non certo per le rime), ma il resto è teso, scarno, dolente, un trascinarsi tra ricordi e fantasmi, mancanze ingombranti e amori finiti male, tutto detto fuori dai denti eppure senza il piglio di chi mostra le cicatrici come medaglie, perché il dolore di quelle ferite brucia ancora forte. Ciò che, in fondo, piace di Chef Ragoo è il peso che il vuoto (pneumatico) e il silenzio (statico) hanno sul risultato finale, momenti portanti di un disco che non vive di soli pieni e non deve ammantarsi di gadget futuristici per nascondere le proprie umane debolezze. Auto-analisi a tempo di rap?

 Tracklist

01. La Fine Del Silenzio (Intro)
02. La Vittoria Della Sconfitta
03. Echi Perduti
04. Silenzio Statico
05. Senza Meta
06. Alfa Omega
07. 3MST
08. L’Orataria
09. Introrando
10. Implorando (feat. Dj Stile)
11. Elaborazione Di Un Lutto
12. Nessuna Speranza Nessuna Paura
13. Luce Alla Fine Del Tunnel