BOGONG IN ACTION, Mahalo [full album stream]
I Bogong In Action, giunti alla quarta uscita, hanno deciso di scaricare tutta la loro energia in presa diretta, sedici minuti intensissimi di noise sparato in faccia all’ascoltatore senza rete o filtri, solo due chitarre e una batteria lasciate ruggire in maniera selvaggia, per accompagnare una voce che sa di cartavetrata e rabbia mal repressa, urgenza e voglia di lasciarsi andare senza manierismi. Sembra di camminare lungo il ponte di una nave sbattuta dalle onde, con lo sferragliare della sala macchine che filtra dalle lamiere corrose dalla salsedine. Questo è il noise della primissima New York, quello che non ambiva a sbarcare su qualche grande palco ma riportava in vita la tragedia umana dei vicoli maleodoranti, lo stesso che sbarcava in Italia e trovava terreno fertile per dar voce a una generazione alla ricerca di nuovi stimoli, il suono della privazione e del disagio che oggi sembra aver trovato nuovi motivi di esistere e torna a farsi sentire, con tutta la sua forza dirompente e il suo caustico sarcasmo. I Bogong In Action sono il prodotto di una società che sotto una patina di perbenismo tenta di nascondere la ruggine che la corrode, la risposta insensata di chi si vede privato di speranza e tira fuori gli artigli per reagire, come può e come sa fare, come una belva chiusa all’angolo e messa alle corde. Otto rasoiate senza soluzione di continuità, con gli angoli taglienti lasciati bene in vista, così come i feedback, il rumore bianco, le corde percosse senza gentilezza alcuna e il rumore dei piatti picchiati e lasciati liberi di saturare l’aria, niente è trattenuto o represso, perché ciò che deve essere detto venga urlato e non sussurrato. Questo è il rumore che fa l’Italia mentre stritola il suo stesso futuro, non quello artefatto e riadattato per far contento qualche ragazzino in fotta lo-fi, non un’illusoria parvenza di ribellione, magari frutto di qualche operazione di marketing imposta dall’alto. Insetti e merda, appunto.