Angst – Scorze – Suicide Autoproduzioni
L’occasione di entrare nel mondo delle tre label è nata dalla mia storica passione per le ‘zine cartacee, da sempre uno dei perni della scena in cui mi muovo (io stesso sono fanzinaro old-school), il resto l’ha fatto il sapere ospite di Disperazione la cara amica Claudia Rae Boom (agitatrice culturale, con termine che lei stessa so non apprezzare, ma che rende bene l’idea della sua dedizione e del suo sbattersi da sempre in prima persona per tenere viva e stimolante la scena musicale romana). Così ho deciso di contattare Gabriele e dallo scambio di mail che ne è seguito è nata anche la voglia di approfondire la conoscenza con le sue produzioni, merito in particolare degli split tra Maurizio Bianchi e Museo Della Tortura e tra Negativeself e A Happy Death, due interessanti uscite su nastro di ambito industrial noise che ho ordinato insieme alla ‘zine.
L’unione tra sonorità sperimentali e attitudine diy/punk ha acceso un’immediata curiosità, perché mi sembra riportare a casa un suono che in fondo da lì è partito e che dal situazionismo anarcho-punk ha tratto linfa vitale nei suoi giorni pionieristici. Questo connubio rinsaldato e il buon peso specifico delle due tape ricevute hanno fatto scattare la voglia di condividere con altri questa scoperta, così da offrire una maggiore visibilità a tre realtà poste in qualche modo al di fuori dei soliti giri di riferimento e per questo ancor più interessanti da indagare e analizzare. Visto poi, che la coproduzione e il sostegno reciproco sembrano essere punto focale della loro attività e momento portante del loro agire, è sembrato naturale costruire una chiacchierata corale, da cui lasciar trapelare punti di contatto e differenze, sentire comuni e sfumature legate alle singole personalità o, come si sarebbe detto una volta, affinità e divergenze.
Ciò che segue è il risultato di questa discussione senza peli sulla lingua e, a tratti, anche scomoda, di sicuro utile per capire meglio il percorso di chi continua a mettersi in gioco e si espone in prima persona per applicare una mentalità e un approccio diy alla musica meno addomesticata e sdoganabile, commettendo quello che continua ad apparire come un quotidiano suicidio commerciale a dispetto di ogni buon senso e di ogni innato istinto di sopravvivenza.
Difficile non fare il tifo per loro.
Come nasce la vostra passione per la musica e quando avete deciso che il ruolo di mero ascoltatore vi andava stretto?
Antonio/Angst: Da piccolo. Ho avuto la fortuna di venire per caso a contatto con parecchi vinili e cassette (anche punk hc e post-punk, ed in seguito noise-rock primi ‘90). Erano quelli che più mi incuriosivano, anche se ovviamente non avevo i mezzi per apprezzarli davvero. Dai 12/13 anni in poi ho cercato di indagare quanto più potevo su cose man mano più estreme. Compatibilmente coi soldi, le poche risorse pre-internet, fanzine e giornali che trovavo, e qualcuno disposto a doppiarmi delle cassette. Durante l’adolescenza ero piuttosto ossessionato dai Sonic Youth e tramite loro da gran parte del noise-rock americano (AmRep & Co.), quello anni ‘80 (SST, Homestead…), era molto eccitante trovare corrispondenze, cercare band di cui qualche componente aveva una maglietta o era citato su qualche vecchio flyer e così via. Anche le liste di Cobain mi sono state utilissime, all’epoca erano oro per me (senza Beatles sarebbero state anche meglio). Per quanto riguarda le uscite, la prima a cui ho lavorato, dopo qualche anno di ‘zine e distro, è stata un’antologia dedicata ai primi lavori degli Starfuckers, che volevo far circolare di nuovo perché erano stati molto importanti per me da adolescente. A quello ne sono seguiti subito altri, sia di miei amici, sia di gruppi che avevo amato molto in passato (Detonazione, T.A.C., Rivolta Dell’Odio…).
Gabriele/Suicide Autoproduzioni: Fin da piccolissimo, pur non avendo consapevolezza dei “gusti” o dei “generi”, rimanevo colpito dall’incredibile portata emotiva delle melodie, dei suoni, semplicemente, la cosa più sconvolgente che ho provato sin dall’inizio. Poi al liceo sono arrivati gli strumenti musicali e, all’università, la distro, adesso l’etichetta.
Lorenzo/Scorze: Non c’è un momento preciso. Ho cominciato a suonare il basso al liceo, insieme ad alcuni amici. Alcuni si sono persi per strada, io ho continuato ad ascoltare e suonare sempre un po’ di tutto.
L’impressione è quella di un background punk/hardcore e di un presente industrial/sperimentale, che in fondo è lo stesso percorso che ha portato molti musicisti a passare dall’anarcho-punk all’industrial tempo addietro. Come nasce questo spostamento/(d)evoluzione nei vostri gusti?
Antonio/Angst: Come ti dicevo non c’è stato un momento preciso. Solo la curiosità di spingersi oltre, di scoprire sonorità che soddisfacessero lo stesso bisogno. Ancora adesso non ho abbandonato il punk per l’industrial, e anche l’idea dell’etichetta è di focalizzarsi semplicemente su sonorità crude e sincere: quindi, poter esplorare quello che mi piace dall’harsh all’anarcho-punk più rancido. Ascolto tranquillamente powerviolence, Rudimentary Peni, punk killed by death, musica concreta, Brighter Death Now e così via. Mi piace anche molta musica che non rientra necessariamente nel punk o nel noise: hip hop old school, colonne sonore di vecchi film di genere, kraut tossico, eccetera. Però sempre cose essenziali, grezze. Secondo me il punk, come concetto e attitudine, migliora davvero tutto. E ciò che non ne ha, quasi mai mi piace, né le tamarrate che si definiscono industrial né quella sedicente new wave con le tastierine che un tempo dovevo sorbirmi giusto alle feste in casa (ma almeno non si piccava di essere “oscura”).
Gabriele/Suicide Autoproduzioni: Impressione giusta. Lo spostamento è dovuto all’esigenza di approfondire tutto quello che significa “suono”, dalla musica al rumore, dal 4/4 al white noise, seguendo un approccio diretto, spassionato, e torniamo sempre lì: diy, il che non vuol dire precludersi ascolti al di fuori delle autoproduzioni, ma “sentire” oltre la musica.
Lorenzo/Scorze: Non credo di aver seguito questo “percorso”. Ricordo un’adolescenza fatta di ascolti confusi ed eterogenei, tra i quali fin da subito però spiccavano Whitehouse e Nurse With Wound. Per quanto mi riguarda, una vera e propria fase anarcho-punk non c’è mai stata, industrial e punk sono cresciuti praticamente insieme. Tutt’ora i miei ascolti sono varissimi.
Industrial e noise. Alle origini erano molto estremi, a sinistra, così tanto che – suona paradossale – hanno generato epigoni più o meno coscientemente di estrema destra. Come vivete il fatto di essere associati a un mondo che ospita anche (non solo) gente con valori/immaginari opposti ai vostri?
Antonio/Angst: Discorso infinito. Per quanto mi riguarda è stato naturale legare maggiormente con altre persone con retaggio punk/hardcore/anarcho, che condividono con me anche certi ideali libertari, amicizie, posti. Un tentativo di coerenza nel quotidiano, nel modo in cui si fa/produce musica e nei rapporti umani che si creano tramite tutto ciò. Ce ne sono tante di persone così nella scena noise, almeno in quella che mi interessa di più. Resta comunque una scena basata su singole individualità e c’è davvero di tutto, è difficile averne un quadro preciso. In definitiva, penso che quelli che facciano vera propaganda destrorsa (credendoci) siano meno di quel che si crede. La maggior parte mi pare semplicemente gente che – al di là della modalità – si concentra su tematiche volutamente sgradevoli (proprio perché tali) e non solo dal punto di vista politico. Nell’industrial, nel power electronics ovviamente questo è sempre stato esasperato, visto che l’intento primario era appunto affondare le mani nello schifo, nella cattiva coscienza. Le cosiddette “shock tactics”, col passare del tempo, sono degenerate (quasi sempre col degradarsi anche della stessa proposta), ma non vedo per forza un nesso del tipo “urla su rumori = ideologie di destra” così come chi fa black metal non è necessariamente nazionalista. Nè ha necessariamente mai bruciato una chiesa… purtroppo…
Detto questo, la cosa che più voglio da una qualunque forma espressiva è di essere potente e onesta, comunicarmi qualcosa di intenso anche in maniera sgradevole, perché credo che rompere le palle nel modo giusto porti il fruitore a porsi qualche salutare dubbio in più, rispetto a sentirsi consolare e/o a rinforzarne un dogma. Ci sono molti modi per comunicare questo qualcosa, non imboccando ma chiedendo un ruolo un po’ più attivo. Succedeva anche nel punk fino a non troppo tempo fa, creando a volte turbe nella stessa “scena” (da noi ricordiamo almeno il famoso discorso di Luca Abort coi Nerorgasmo, per non parlare dei Disciplinatha).
Per questo mi dispiace molto quando persone da cui mi aspetto una certa intelligenza in più, assumono atteggiamenti simili a quando i punk italiani venivano tacciati di essere nazisti (quando è palese che non lo sono, anzi tutto il contrario) solo perché mettevano le svastiche. Ecco da dei punk, e 30 anni dopo quei fatti, mi pare assurdo. È un genere di isteria che sarebbe salutare superare. Mi sembra scontato aggiungere che non produrrei né diffonderei mai nessun tipo di materiale razzista o fascista.
Gabriele/Suicide Autoproduzioni: Gli estremi si toccano. È chiaro che quando tutta una serie di riferimenti vengono cooptati dai destrorsi o presunti tali, e magari sono gli stessi che usi tu, be’, qualche fastidio lo provo, ma suono e produco cose manifestamente “schierate” da una certa parte, un personale miscuglio di visioni libertarie, disincanto e dubbio continuo. Purtroppo il marciume c’è ovunque, pensiamo ai gruppi hardcore di ultradestra che scimmiottano l’hc delle origini. L’unica vera verità è che laddove c’è ambiguità è facile capire chi sta da quale parte. E questo perlomeno mi rassicura.
Lorenzo/Scorze: Domanda spinosa. Immagino che molti gruppi abbraccino un’estetica destroide solo per mera provocazione verso i valori dell’attuale società. I gruppi attuali cercano di mantenere attiva quella carica provocatoria che era tipica della “old-school”, ma che la “old-school” otteneva senza necessariamente ricorrere a questi beceri estremismi politici. Purtroppo, l’emulazione spesso si traduce in stupido scimmiottamento, o peggio travalica l’estetica per sfociare in vera e propria propaganda. Personalmente, non abbraccio questi valori destroidi nemmeno esteticamente. Non mi importa se qualcuno può pensare che io appartenga a quel mondo, chi mi conosce e lavora con me sa bene come la penso.
Molto spesso le tre label collaborano e coproducono, da cosa nasce questa affinità elettiva e cosa vi spinge a supportarvi reciprocamente?
Antonio/Angst: Siamo amici, lavoriamo bene insieme, abbiamo visioni piuttosto simili su molte cose. Ho conosciuto Gabriele tramite varie amicizie comuni quando lavorava con Giulio e Deny Everything. Con Lorenzo ci siamo incontrati dopo, anche se eravamo già in contatto da un bel po’, tenevo d’occhio la sua Scorze dai tempi di MySpace. Si è formato naturalmente un piccolo gruppo di persone tra Roma e dintorni, accomunate dal fare le cose in un certo modo ed evitarne altre. Vorrei citare anche l’ottima Sincope (ex Mammamiaquantosangue, Mastro Titta Produzioni) del nostro caro amico Massimo Onza / Truculentboy, con cui spero davvero faremo qualcosa molto presto.
Gabriele/Suicide Autoproduzioni: Prima ancora che collaboratori siamo amici, e ci siamo trovati nel nostro ristretto gruppetto di disagiati a Roma con la stessa esigenza nello stesso momento: far uscire quello che di buono c’era attorno a noi in senso espressivo unendo le nostre forze e supportandoci. Io venivo dalla precedente esperienza con Deny Everything, una delle ultime distro italiane di fanzine e “carta straccia”, e avevo appena fondato Suicide Autoproduzioni, e con Scorze (già compagno di avventure musicali da tempo) e Angst (ex Sometimes Records) abbiamo deciso di collaborare.
Lorenzo/Scorze: Da un punto di vista pratico, spalleggiarsi permette di avere una maggiore visibilità, nonché di avere anche una maggiore tiratura di copie. Ho conosciuto mr. Suicide tramite alcuni amici, incontrati in diversi concerti negli squat romani. Condividevamo approccio e mentalità, quindi, è stato naturale, per quanto ci sia voluto un po’ di tempo, iniziare a lavorare insieme. Mr. Angst è un’amicizia un po’ più recente, ma anche in quel caso è stato amore a prima vista.
La collaborazione non si limita solo alla musica in senso stretto ma anche alla voglia di continuare a mantenere viva la tradizione delle zine cartacee, vi va di parlarcene?
Antonio/Angst: Conosco e stimo molto Alda, anche per l’entusiasmo che mette in quello che fa, ma finora di Verde sono un semplice lettore. Alla ‘zine di Gabriele, Disperazione, contribuisco con qualche articolo. Per conto mio sto lavorando ad Ansia, che è appunto a metà tra la ‘zine e il foglio informativo dell’etichetta. Il primo numero era praticamente pronto e doveva uscire a maggio, poi il lavoro per le uscite mi ha preso più tempo del previsto e ho preferito svilupparla meglio.
Gabriele/Suicide Autoproduzioni: Personalmente ho sempre divorato fogli, foglietti, opuscoli, riviste… Quando ho avuto modo di collaborare con Deny Everything distro, una vera e propria biblioteca delle fanzine hardcore, mi si è aperto un mondo. Sin dall’inizio con Suicide c’è stata la precisa intenzione di includere non solo musica ma anche letteratura ed altre espressioni. VERDE è nata dalla fervida mente di Pierluca d’Antuono ed Alda Teodorani, quest’ultima nome celebre della letteratura nostrana (vedere Gioventù Cannibale, per dirne una) ma legata al mondo delle autoproduzioni. Forte di alcune esperienze precedenti con Deny Everything, Alda ha deciso di affidarsi al metodo della coproduzione per diffondere VERDE, una rivista di racconti letterari. Il fatto che sopra ci siano esordienti, ma anche scrittori che pubblicano con Mondadori ed Einaudi (Teodorani, Ballaradini, Evangelisti, per esempio) è un elemento politico entusiasmante: col diy i coproduttori versano una quota per sostenere le spese di stampa, la diffusione (e la cultura, sempre con la c minuscola, mi raccomando) è gratuita e tutto è completamente indipendente, slegato da logiche editoriali o di profitto. Pura sovversione.
“Disperazione” è nata dal bisogno di scattare un’istantanea di tutto quello che accadeva attorno a me in termini di espressioni musicali, racconti letterari, produzioni. Sentivo l’esigenza di raccogliere una testimonianza di quel qualcosa di buono che le persone che mi circondavano a Roma e dintorni stavano facendo per fissarlo su carta, col solito approccio disincantato, critico e senza speranza. E la storia continua…
Lorenzo/Scorze: Personalmente ritengo che il futuro della contro-informazione, musicale e non, sia da cercare in un mezzo più adeguato ai nostri tempi. Quello delle ‘zine è una passione puramente amarcord, infatti non riesco ad avere una regolarità con la pubblicazione di NITCH!, la recente ‘zine compagna di Scorze recs.
Come scegliete i progetti su cui concentrare la vostra attenzione e che caratteristiche deve avere un musicista per rientrare nel vostro raggio d’azione?
Antonio/Angst: Mi interessa che abbiano innanzitutto una personalità piuttosto forte e che ci si trovi sulla stessa lunghezza d’onda almeno sulle cose fondamentali. Magari che si possa condividere anche altre idee e scambi oltre alla musica. Non mi importa necessariamente che il progetto sia in vita o stabile, mi basta che quel determinato lavoro sia nato per qualche motivo serio, per un’ansia vera di farlo. Ovviamente anche che non siano teste di cazzo, che si possa lavorare bene, senza egotismi, motivati da una passione vera.
Gabriele/Suicide Autoproduzioni: Deve essere qualcosa che mi colpisca molto emotivamente e che rientri un minimo nell’approccio dell’etichetta.
Lorenzo/Scorze: Quando ho iniziato cercavo di avere rapporti con qualsiasi progetto emergente, perché volevo che la mia etichetta fosse un mezzo per dare visibilità ai nuovi artisti. Con l’andare del tempo ho focalizzato la mia attenzione sempre più su progetti industrial, un processo tutt’ora in corso. Deve convincermi la musica, ma pretendo anche una certa giustificazione “estetico-filosofica” da parte dell’artista stesso, una certa consapevolezza.
Vi va di presentarci le vostre ultime uscite e gli artisti coinvolti?
Antonio/Angst: Da quando ho fatto partire Angst, a fine maggio, ho fatto uscire tre cassette di tutte quelle in programma, fondamentalmente per pignoleria: lo split tape Negativeself (progetto di impro radicale/noise chitarristico di Massimo, ex Desperate Living) ed A Happy Death (il mio progetto, penso debitore al primo industrial italiano ma sempre Crass per approccio, e non a caso sono stati il primo campione usato), la collaborazione tra Maurizio Bianchi e Museo Della Tortura e Le Cose Bianche (per me il suo più bello).
Gabriele/Suicide Autoproduzioni: Split Negativeself / A Happy Death, diversi modi di intendere l’impro noise ed il rumore. Inoltre, la collaborazione tra Maurizio Bianchi e Museo Della Tortura. Per approfondire: suicideautop.blogspot.it.
Lorenzo/Scorze: Le due uscite prima di MB/MDT e LCB, in comune con Angst/Suicide, vedono la split tape Deviated Sister TV/Positive Adjustments, con un packaging decisamente tra i più efficaci finora sperimentati, e prima ancora lo split cd-r Quinto Livello Sotterraneo/Using a Cold Knife, due progetti ormai conclusi ma che hanno avuto molta importanza nella mia vita personale.
Vinile, cd, cassetta, musica in formato digitale, qual è secondo voi il futuro dell’industria discografica e che peso avrà nel decidere le sorti della stessa la possibilità per le band di gestirsi in rete attraverso piattaforme come Bandcamp?
Antonio/Angst: Bandcamp mi è utile solo per farmi un’idea di un lavoro, o ascoltarlo se è esaurito, ma non ho mai comprato un file digitale e non credo proprio lo farò mai. A me interessa il supporto fisico e di quello voglio occuparmi, per chi lo desidera. Tranne i cd-r (che non ho mai amato) ho sempre comprato molti dischi (sia lp che cd) e cassette. La cassetta mi piace perché è davvero diy, non c’è tiratura minima, ha una sua dignità e costa poco farne e acquistarne, si è quindi pronti anche a correre qualche rischio in più da entrambe le parti. In programma ci sono anche dei vinili comunque, e non escludo nemmeno di fare qualche altro cd come ai tempi della Sometimes, se ci sarà un motivo valido. Anche se non mi dispiacerebbe continuare a fare tutto da soli. Per dirti, stampare i primi cd qui a Roma è stato molto frustrante, ho avuto la sfortuna di rivolgermi a questa ditta che ha fatto solo casini. Era stancante dover spiegare cose banali, vederli e litigarci ogni volta. Erano davvero una banda di stronzi, spero siano falliti nel frattempo.
Gabriele/Suicide Autoproduzioni: Il futuro potrebbe anche essere un nuovo supporto industrializzato in massa da qualche corporation cinese, non so, un microchip musicale sottopelle (?!). Per Bandcamp e simili, è chiaro che oramai si è scavallato il concetto di manager discografico e che ognuno si gestisce da solo, l’industria discografica già da ora contempla questa nuova dimensione.
Lorenzo/Scorze: Il futuro sta nel digitale, nella rete e nell’autogestione delle band. vinile e cassetta sono bellissimi formati, ma sono superati. Il problema del digitale e della rete è che è terra di nessuno, dunque è più difficile scovare progetti realmente interessanti. le etichette dovranno riuscire ad adeguarsi a tutto ciò, ma per il momento siamo in una fase di transizione.
Che importanza hanno grafiche, packaging, materiali, nel connotare le vostre uscite e nel creare un senso di continuità nell’operato della label?
Antonio/Angst: Fondamentale. È la visione delle cose di un’etichetta e deve rispecchiarla il più possibile. Raramente mi imbatto in dischi di cui appezzo il contenuto e non la parte visuale (o viceversa). Ci lavoro per tantissimo tempo, cerco costantemente materiale, faccio molti collage e magari ne salvo solo uno. Non necessariamente poi uso quello che faccio, ad esempio per la cassetta di M.B. / M.D.T. ho scelto un collage di Amanda Eriksson (Ur Skuggorna ‘zine ed ex Lust For Youth ) che ho solo minimamente ritoccato. Vedo davvero troppe brutte grafiche in questo genere, senza nessuna personalità e fatte (male) in serie. Il mio gusto è praticamente fermo alla xeroxart anni ‘80 e primi ‘90, dunque mi piace la povertà di mezzi e la sua estetica, ma voglio sia fatta bene.
Gabriele/Suicide Autoproduzioni: Un’importanza capitale, ogni nuova uscita è come il paragrafo di un romanzo che si sta scrivendo e che rappresenta l’approccio e l’estetica della label.
Lorenzo/Scorze: Moltissima importanza. So che è una contraddizione rispetto alla risposta precedente, ma personalmente non riesco a fare a meno del supporto fisico, in ogni formato. Cerco di caratterizzare ogni uscita con un packaging diverso, anche se in futuro credo che cercherò di attenermi più ad uno standard fisso, per comodità.
C’è un musicista/progetto con cui vi piacerebbe collaborare e per cui sareste disposti a fare una pazzia? Quali sono i nomi nuovi su cui vi piacerebbe scommettere?
Antonio/Angst: Nuovissimi che mi abbiano folgorato direi di no, ma ce ne sono alcuni attivi già da qualche anno che apprezzo parecchio. Buona parte delle cose che più mi piacciono in ambito noise arrivano da Svezia e Danimarca (Altar Of Flies, Sewer Election, Blodvite, Alfarmania, Alleypisser…). In Italia seguo con molto interesse Compoundead, Elisha Morningstar, Drug Age. I Dystopian Society fanno il genere di post-punk che apprezzo, mentre nell’hc punk/crust i miei preferiti qui sono decisamente gli Humus, mi piacciono davvero parecchio. Con tutti siamo in contatto e ci sentiamo; con alcuni ci sono cose già in programma, con altri semplice scambio di mail e materiale, ma preferisco sempre che le cose evolvano naturalmente.
Gabriele/Suicide Autoproduzioni: Diversi, ma in realtà da tempo covo un’idea che riassume tutte le tue domande: vorrei suonare in un’orchestra di improvvisazione noise con tutti gli amici (Antonio Angst, Massimetto Negativeself, Claudia Rae Cassandra – cioè gli altri degli Addio oltre a me – Massimo Compoundead/Sincope, Lorenzo Scorze, e compagnia cantante) e relativo vinilone.
(Lorenzo/Scorze): Purtroppo al momento non scommetterei su nessuno.
Progetti futuri e prossime mosse…
Antonio/Angst: A settembre uscirà “Carne Umana”: un lavoro a metà tra il mio progetto e quello di Lorenzo (Autocancrena) dedicato a Pasolini. È un nostro omaggio, ci stiamo lavorando da tanto e abbiamo cercato di dargli un taglio piuttosto privato per renderlo il più sincero e sentito possibile. Uscirà più o meno contemporaneamente ad un altro mio split con Shiver (progetto di Mauro, che suona anche negli UR ed è mente della ottima Diazepam) e a seguire tantissime cassette (già pronte, in dirittura d’arrivo, o in preparazione) sia di progetti nuovi, che di nomi ormai storici. Non so esattamente in che ordine, comunque riguardano La Joie De Vivre, Lyke Wake, N., Urna, Negativeself, Slave Auction, Raven, _Nein, Werewolf Jerusalem, Nora K, Cassandra e un po’ di altre sorprese che pubblicherò sul blog: angstrecords.blogspot.it.
Gabriele/Suicide Autoproduzioni: Un bizzarro cd-r di “musica per riflettere” (un postrock disagiatissimo di un oscuro autore semi-romano), poi in cassetta un nuovo lavoro di Urna. Produrre i progetti a me più vicini (uno split tra Autocancrena e A Happy Death su Pasolini, Cassandra, nuovo materiale di Negativeself, nuovo materiale di IRS (http://irsnoise.blogspot.it/), Disperazione n. 2, nuovi numeri di VERDE e, poi, alcune idee e progetti (alcuni forse irrealizzabili) che rivelerò nei prossimi mesi.
Lorenzo/Scorze: Nessun progetto in particolare, a parte le uscite con i due partner. Si vive alla giornata.
Last (in)famous words…
Antonio/Angst: I gufi non sono quello che sembrano. E ti ringrazio moltissimo dell’attenzione e del supporto.
Gabriele/Suicide Autoproduzioni: Addio.
Lorenzo/Scorze: Apocalisse d.i.y.