AA.VV., Trieste Rock City
Trieste capitale italiana dello spirito rock più ribelle e oltraggioso, con una compilation che presenta dieci realtà locali unite dall’amore per la distorsione, figlie del rock’n’roll e del punk, a tratti vicine al metal, ma sempre con la giusta spinta per far dondolare la testa e battere a tempo il piede. Si comincia coi Gonzales e si chiude coi Pork Chop Express, sempre sfrecciando lungo le strade cittadine col piede pigiato sull’acceleratore, in una notte ricca di musica e lontana dal grigiore della vita quotidiana, certi che solo un bel riff potente di chitarra possa offrire la via di fuga dallo squallore delle canzonette che ci bombardano da ovunque. Quello che colpisce è la disinvoltura con la quale le band chiamate a raccolta rendono proprio un immaginario che in vari casi strizza l’occhio all’attitudine sleaze e alle luci della città degli angeli, in una dichiarazione d’amore totalizzante e al netto di sensi di colpa. Al contrario, si alza lo sguardo col piglio strafottente di chi se ne frega del decoro e del comune senso del pudore, un tratto che sembra unire e funzionare come collante per tutti i nomi coinvolti, ciascuno convinto del proprio potenziale e intenzionato a tirare fuori il meglio del suo armamentario in questa rissa sonora tra amici. Nell’Italia dei cantautori mortificati che fanno della loro aria triste un punto di forza, Trieste Rock City offre dieci sorsate di Bourbon cui attaccarsi per ricordarsi che la musica può e deve essere ancora energia e voglia di divertirsi, spinta per tirare fuori la testa dalla sabbia e puntare il dito medio al mondo. Magari sarà demodé, probabilmente farà storcere il naso a qualcuno, ma di questo è inutile preoccuparsi, perché, se problema esiste, non è certo dei partecipanti alla compilation. Chi si aspettava che Trieste fosse la nuova patria del rock’n’roll?